Perché una App non basta

La App di contrasto all’epidemia sarà sviluppata da un soggetto di mercato, Bending Spoons. Per ottenere un sistema di prevenzione che sia perfettamente funzionante, bisogna organizzare con attenzione tutti i temi di organizzazione e gestione che sono ben noti ai fornitori di servizi online di mercato e sicuramente meno al settore pubblico. Di seguito elenchiamo le principali sfide che abbiamo davanti a noi, riassunte in otto punti.

  1. La App parta con la riapertura. Iniziare la distribuzione della App all’inizio di Fase 2 richiedendone l’uso a tutti i soggetti come condizione per uscire dal lockdown.
  2. Stabilire il piano di distribuzione della App. Gli epidemiologi convergono su una base minima di 30 milioni di utenti nella Fase 2. Si tratta di una sfida eccezionale per i Governo, ed occorre un piano con obiettivi e tempi. Un obiettivo per il Paese può essere di 20 milioni di utenti entro giugno, una soglia minima considerando che solo gli occupati eccedono i 23 milioni.
  3. Nominare il responsabile della distribuzione della App. È ineludibile che il responsabile dia conto ai cittadini con trasparenza e continuità di quanti siano gli utenti attivi e quanti i contatti tracciati. Stiamo chiedendo al cittadino di scaricare sul suo smartphone privato un’applicazione di interesse pubblico, di attivare il servizio di tracciamento (cioè di consumare batteria) e di mantenerlo attivo quando è fuori casa. Occorre convincere all’uso ed anche incentivarlo con facilitazioni e altre utilità. Si tratta di un’operazione di marketing della salute ed occorre uno specialista del mercato. Un soggetto capace di portare accordi con soggetti come Amazon, Apple, Facebook, che farebbero mantenere attiva la App per milioni di utenti.
  4. Nominare titolare e responsabile del trattamento dei dati gestiti dalla App. Dobbiamo andare oltre le solite formalità. Per il successo del sistema occorre ispirare fiducia al cittadino, i dati devono essere protetti da un soggetto indipendente. Poiché ci muoviamo nell’ambito della regolazione europea della protezione dei dati personali (GDPR) abbiamo bisogno del consenso esplicito del cittadino al trattamento dei propri dati e non si può ispirare fiducia con un testo astruso che di solito gli utenti cliccano senza leggere. Occorre fare chiarezza da subito su quali siano i limiti di utilizzo dei dati e su chi praticamente tratti i nostri dati.
  5. Collegamento con il Sistema Sanitario Nazionale. Dalla App il cittadino deve trarre un beneficio chiaro per la sua salute, come poter richiedere un consiglio medico, una visita, l’effettuazione del tampone o del test sierologico, e deve ricevere in App una risposta tempestiva. Dal lato del SSN occorre formare il team di follow-up epidemiologico, che dia seguito con azioni concrete al tracciamento dei contatti dei soggetti contagiati. Non possiamo basarci solo con automatismi quale ad esempio un sms, ma occorre attivare persone qualificate in quantità appropriata.
  6. Chiarire chi gestisce la App. La gestione non ha nulla a che vedere con lo sviluppo di Bending Spoons. Occorre un soggetto dello Stato che curi operativamente la gestione in termini di servizio al cittadino e di infrastruttura. La cura del cliente richiede almeno un call center che risponda sull’utilizzo in generale, ed un Help desk per le richieste tecniche, che prolificheranno come i tanti modelli di smartphone. L’infrastruttura di calcolo per una app con potenzialmente 50 milioni di utenti è rilevantissima. La App non è solo una app mobile ma un insieme di infrastrutture centralizzate che devono essere nel pieno controllo dello Stato italiano. Va chiarito dove risiederanno i dati e se auspicabilmente verrà usato il cloud governativo.
  7. Stabilire uno scambio di dati con l’Europa. Presto i voli aerei porteranno i nostri cittadini in altri paesi europei e, viceversa, avremo di nuovo un flusso di europei che verrà in Italia. Sarà necessario che le informazioni raccolte fino alla partenza siano rese in qualche forma disponibili ai sistemi sanitari del nuovo paese per continuare a gestire la circolazione del virus. Ma come sarà possibile cedere dati così sensibili ad un altro governo? Per fortuna abbiamo già un modo. La raccomandazione della Commissione Europea C (2020) 2296 sullo scambio di dati transfrontaliero lo fissa in modo inequivoco; tuttavia occorre che l’Italia la incorpori nel proprio sistema e nella propria gestione.
  8. Distruzione dei dati. È evidente che con questi dati è possibile ricostruire la rete delle frequentazioni personali di ciascuno di noi, e quindi consentire un’infiltrazione nella sfera del privato come mai era accaduto. Occorre stabilire in pochi giorni la vita dei dati di contatto che vengono raccolti dalla App. Occorre evitare la stigmatizzazione dei contagiati ed evitare strascichi sociali o legali intentati dai contatti eventualmente contagiati. Bisogna evitare nuove discriminazioni basate sui dati e che altri soggetti della Pubblica Amministrazione possano accedere ai dati dopo la fase epidemica.

Fabrizio Davide, Prof. Straordinario di Big data, Uninettuno
Paolo Branchini, Primo ricercatore, Dipartimento di Fisica, INFN

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *