Fase 2: tracciamento dei contatti essenziale

La Fase due sarà tanto più sicura quanto più si saranno raggiunti un abbassamento del livello di diffusione dell’epidemia corrente ed una preparazione operativa per contenere rapidamente nuovi focolai.

La scelta delle soluzioni per ottenere tali risultati sarà una delle responsabilità delle Autorità competenti. Chiaramente, per essere efficaci in questo ambito, risulta necessario essere in grado di tracciare efficacemente e rapidamente i contatti di nuovi positivi. In questo momento c’è un grande interesse per l’utilizzo di tecniche elettroniche, quali Applicazioni digitali residenti, ad esempio, sui cellulari personali che renderebbero questo monitoraggio estremamente più efficiente.

Il tracciamento dei contatti è soprattutto essenziale per assicurare che i nuovi contagiati siano immediatamente identificati e quindi contenere i nuovi focolai, come dimostrato ad esempio da un recentissimo studio francese:

https://www.epicx-lab.com/uploads/9/6/9/4/9694133/inserm-covid-19_report_lockdown_idf-20200412.pdf.

Al momento, sono state presentate diverse soluzioni possibili per poter arrivare ad un tracing su vasta scala dei contatti dei singoli. Queste soluzioni sono basate su Applicativi che risiedono sui cellulari. I dati relativi alle traiettorie di soggetti asintomatici nel periodo di incubazione della malattia consentirebbero di prevedere la possibilità di contagio di persone entrate in contatto ravvicinato.

Il problema è molto complesso, in quanto ci si trova a dover bilanciare aspetti legati alla privacy della persona con aspetti legati alla salute pubblica. Inoltre, dal punto di vista tecnico, è assolutamente necessario tenere presente sia la differenza nell’implementazione dei diversi standard sui cellulari, sia la necessità di dover amministrare centralmente le informazioni ottenute. Per essere efficace, l’applicazione deve poter funzionare sulla stragrande maggioranza dei cellulari in commercio, senza influire negativamente sull’autonomia di esercizio e sul traffico dati.

La vastità del problema spinge a coinvolgere aziende che lavorano su scala globale. Sono indispensabili competenze sul livello hardware del dispositivo mobile, sulle infrastrutture di rete presenti sul territorio nazionale, sullo storage dei dati raccolti. Le informazioni acquisite richiedono poi un trattamento in nearly real-time, applicando strategie sviluppate in ambito Big Data e AI. Google e Apple stanno già lavorando al problema, anche integrando caratteristiche ad-hoc nelle nuove versioni dei loro sistemi operativi. Questo però ancora non risolverebbe il problema. I vari aspetti del Sistema Sanitario nazionale e di quelli regionali saranno pesantemente coinvolti, dovendosi dotare delle necessarie strutture per interfacciarsi ad un comune database. Adeguate campagne di informazione dovranno inoltre spiegare, giustificare e far accettare l’utilizzo di questi sistemi.

Le soluzioni tecnologiche pubblicamente note, sia in sviluppo sia in utilizzo, si possono dividere in due gruppi principali.

Le soluzioni “decentralizzate” hanno un’architettura che consiste di una App per smartphone (client) e un’applicazione centralizzata (server), gestita dall’organizzazione responsabile del servizio. Le App inviano sostanzialmente due tipi di dati: la localizzazione del terminale (attraverso GPS, operatore rete mobile, WiFi) o direttamente la prossimità tra persone attraverso il telefono cellulare (attraverso la tecnologia Bluetooth). E’ evidente che l’informazione principale per il contact tracing epidemiologico è appunto la stretta prossimità tra due persone, insieme all’informazione sulla durata del contatto, importante per valutare il rischio di esposizione al contagio. L’approccio generale è quello dell’edge-computing: mantenere sul terminale stesso una parte rilevante dell’informazione, possibilmente in forma crittografata, e quindi trasferire i dati al server in modo selettivo. Sul trattamento dei dati e delle procedure, le varie soluzioni si distinguono nettamente. Quelle Europee sono poco invasive e si dichiarano coerenti con la tutela della privacy stabilita nel GDPR. Molte utilizzano solo il Bluetooth per verificare direttamente la prossimità di altri utenti del servizio.

Le soluzioni “centralizzate” hanno un’architettura che limita l’elaborazione periferica. I dati sono trattati a livello centrale, nella maggioranza dei casi in centri a gestione governativa. Queste soluzioni sono per loro natura meno documentate e trasparenti e questo discende dal fatto che si basano su soluzioni precedenti di sicurezza nazionale. Nel caso COVID 19, ci sono due casi di sistemi già pienamente operanti, il primo in Corea del Sud, il secondo in Israele.

Tutti gli Stati più avanzati e buona parte di quelli in via di sviluppo già posseggono infrastrutture tecnologiche in grado di effettuare operazioni di sorveglianza di massa, di cui il contrasto al COVID 19 è soltanto un’ulteriore possibile declinazione.

E’ necessario intraprendere il percorso per l’introduzione dei sistemi decentralizzati, come sta avvenendo negli stati membri dell’UE. La comunità di 150 ricercatori di varie discipline Lettera 150, coordinata dal Prof. Giuseppe Valditara, ravvisa l’esigenza di un dibattito pubblico e trasparente, relativamente ai benefici in nome dei quali si possono raccogliere e trattare dati personali sensibili. E’ fondamentale inoltre che l’utente finale riconosca l’opportunità, l’utilità e l’efficacia del servizio di contact tracing e che lo mantenga attivo in tutto il periodo in cui sia fuori dal suo domicilio. Andrebbero valutate forme di integrazione con altri servizi, come quelli di natura sanitaria o normativa (autocertificazioni e autorizzazioni di circolazione), oppure di natura fiscale o di premiale. E’ naturale pensare che l’idea che si possa essere tracciati da una applicazione possa giustamente essere invisa ad una parte della popolazione. Va notato che esistono Paesi che già utilizzano il tracciamento della popolazione al fine di determinare un ranking dei propri cittadini per scopi diversi (ad esempio il Social Credit cinese). E’ importantissimo, nella fase comunicativa, ribadire con forza che saranno usate procedure di tipo Zero Knowledge Proof, in base alle quali le App rilasceranno solo e esclusivamente le informazioni strettamente necessarie.

Va infine notato che le tecnologie di prossimità per il riconoscimento del contatto presentano comunque delle incognite. I protocolli usati sono stati sviluppati per altri scopi ed il loro impiego in questo settore non è mai stato sperimentato sul campo. Inevitabilmente, il livello di performance dipenderà dal modello specifico di smartphone (ce ne sono sul mercato più di 1000) e l’applicazione richiederà continui aggiornamenti per seguire le evoluzioni del sistema operativo. Apple e Google hanno costituito un gruppo di sviluppo comune per standardizzare le funzioni di Bluetooth-based contact tracing ed inserirle stabilmente nei loro sistemi operativi iOS e Androd, facendosi carico della manutenzione di lungo termine. Una soluzione decentralizzata che deve funzionare su tutto il territorio nazionale (e, potenzialmente, europeo) non può prescindere dagli sviluppatori dei sistemi operativi mobili. Ciò non metterà a rischio la privacy, in quanto i dati saranno trattati dalle App sullo smartphone e criptati, quindi non accessibili al provider del servizio o del sistema operativo.