Tamponi, il Lazio attui la sentenza Tar e apra ai privati

Lettera 150 – coordinamento per il Lazio – rivolge un nuovo appello alla Regione perché senza ulteriori dilazioni sia rilasciata, alle strutture private presenti sul territorio regionale e già autorizzate ed accreditate per lo svolgimento delle indagini diagnostiche molecolari, l’abilitazione all’inserimento dei dati al fine dell’esecuzione dei TAMPONI MOLECOLARI COVID 19.
Si rappresenta che con la sentenza n. 3832 del 2020 del 13 ottobre 2020, il TAR per il Lazio, nell’accogliere il ricorso presentato da un laboratorio ha affermato i seguenti principi:
1 – “il principio di precauzione, dettato in primis dall’art. 191 del TFUE e a seguire recepito da ulteriori fonti comunitarie e dai singoli ordinamenti nazionali, fa obbligo alle Autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di scongiurare i rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, senza dover attendere che siano pienamente dimostrate l’effettiva esistenza e la gravità di tali rischi e prima che subentrino più avanzate e risolutive tecniche di contrasto.
L’attuazione del principio di precauzione comporta dunque che, ogni qual volta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa, l’azione dei pubblici poteri debba tradursi in una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche”;
2 – in una situazione caratterizzata dalla nota emergenza sanitaria è necessaria “la convergente azione volta all’individuazione di soggetti positivi”;
3 – “non c’è ragione sanitaria alcuna per cui non debba essere svolto da più soggetti possibili – senza che ciò determini una sottrazione di risorse pubbliche (né finanziarie, né materiali) – il solo esame diagnostico che al momento consente di individuare i soggetti infetti e di applicare quindi quei protocolli di tracciamento e isolamento che sono l’unica vera alternativa al confinamento generalizzato”.
Ad oggi, tuttavia, dopo più di quindici giorni dalla indicata sentenza, ancora non risultano rilasciati dall’amministrazione regionale le abilitazioni per lo svolgimento delle indagini molecolari predette.
Non si può che stigmatizzare la non giustificabile responsabilità dell’Amministrazione nel non porre in atto tutti quegli strumenti idonei ad attuare il principio di precauzione per la diffusione del virus nella popolazione.
Si chiede, pertanto, che immediatamente sia attivata l’abilitazione al fine di poter consentire al più ampio numero di persone di accedere alle indagini.
Già in altre sedi Lettera 150 ha avuto modo di evidenziare le gravissime ripercussioni che l’inerzia e le carenze di una pronta ed efficace risposta delle Amministrazioni pubbliche statali e regionali stanno provocando dal punto di vista non solo sanitario ma anche economico.
Deve anche evidenziarsi che la Regione non ha ancora reso trasparenti i dati in ordine alle spese sostenute per la copertura del servizio diagnostico molecolare e del risparmio che si potrebbe conseguire attraverso la collaborazione con le strutture private già ammesse al servizio sanitario nazionale.

Coordinamento Lazio, Lettera150

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