Proposte per lo sviluppo dell’Area Vasta Toscana (Province Livorno, Lucca, Massa Carrara e Pisa)

Circolo Toscana Lettera150

Tutti i modelli economici indicano, come fattori necessari per lo sviluppo economico armonioso di un territorio, la presenza concomitante di questi quattro elementi.

  1. Infrastrutture di trasporto e logistica efficienti
  2. Presenza di un Polo Universitario e di Ricerca
  3. Presenza di un ecosistema industriale
  4. Presenza di capitale (umano e finanziario)

L’area vasta che comprende le province di Livorno, Lucca. Massa Carrara e Pisa, presenta tutti questi fattori anche se con qualche criticità.

Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto l’area presenta un porto di dimensioni europee (Livorno) e due porti più piccoli (Carrara e Piombino), un aeroporto (il Galilei di Pisa), un nodo ferroviario importante come Pisa. Inoltre, il territorio è attraversato da tre autostrade (la A12 che dovrebbe trovare completamento nella futura Tirrenica, la Firenze Mare e l’autostrada della Cisa) e da una superstrada (la Fi-Pi-Li). L’importanza attribuita alla logistica per lo sviluppo del territorio è documentata dalla presenza da un polo universitario su tale argomento sito a Livorno in Villa Letizia. Il porto di Livorno sta vivendo difficili momenti anche se si devono registrare importanti investimenti quale quello previsto per la Darsena Europa che, secondo le speranze degli amministratori locali, dovrebbe raddoppiare il traffico commerciale dell’area. Per quanto riguarda l’aeroporto di Pisa, continua ad essere saldamente il più importante a livello regionale nonostante le difficoltà nate non solo dalla pandemia in corso, ma anche da una non facile integrazione con l’aeroporto di Firenze e da una politica di trasporto locale (leggasi Pisa Mover) non sempre condivisa ed approvata dall’opinione pubblica locale. L’infrastruttura stradale inoltre è non sufficiente a governare il traffico in ore di punta in quanto basato su autostrade a sole due corsie e di cui una (la A12) interrotta fra Rosignano e Tarquinia. Questo comporta che un’area importante da un punto di vista vinicolo, agricolo e turistico come quella a sud di Livorno sia collegata in modo non adeguato.

Il Polo Universitario è sicuramente di primissimo piano a livello nazionale ed europeo ed è nettamente il più importante a livello regionale. È formato da un’università storica come l’Università di Pisa (fondata nel 1343), tre scuole di eccellenza come la Scuola Normale, il Sant’Anna e l’IMT e dall’area di ricerca CNR. Anche per questo polo così prestigioso, come d’altra parte per tutto il sistema di alta formazione italiano, vale però una ridotta capacità di integrarsi con il territorio e con le realtà industriali presenti.

L’ecosistema industriale è pure presente e significativo anche se non è il polo più importante a livello regionale. Vi sono distretti industriali variegati, ad esempio nautica, pelli, cartiere, automotive, ICT. Manca però una chiara caratterizzazione a livello zonale. Inoltre, lo sviluppo è sicuramente più presente nella direzione Pisa-Firenze, lungo l’Arno Valley piuttosto che lungo la fascia costiera. Lo sviluppo industriale è inoltre frenato dalla mancanza d’investimenti, di mentalità manageriale e da un eccessivo numero di industrie a conduzione familiare.

Il capitale sia umano che finanziario è sicuramente presente. L’area è fra le più popolate della Toscana e la presenza del polo universitario rende relativamente semplice reperire manodopera altamente qualificata. La ricchezza pro-capite è in media con quella nazionale. Risulta però da segnalare l’incapacità di attrarre personale altamente qualificato mentre è purtroppo presente il fenomeno del brain drain. A causa del ridotto livello tecnologico delle aziende e di una ridotta cultura dell’innovazione, troppi giovani con media-alta qualificazione abbandonano il territorio alla ricerca di un lavoro meglio retribuito e meno precario. Manca inoltre un polo bancario capace di sostenere in modo massiccio e continuativo sia le realtà industriali presenti che le nuove imprese.

Il territorio dell’area vasta ha inoltre anche tre caratteristiche potenzialmente capaci di fare da volano al territorio. Il primo è che è un territorio ricco di punti di alto interesse turistico sia a livello archeologico (Volterra e la cultura etrusca, il museo delle navi romane, etc) che a livello museale (ad esempio il gioiellino di San Matteo a Pisa) che a livello monumentale (Torre di Pisa, Mura di Lucca, etc) che a livello di feste popolari (carnevale di Viareggio su tutte) che a livello artistico (Torre del Lago e Lucca sono legati indissolubilmente a Puccini, Livorno a Modigliani e Mascagni) che a livello di eventi (la fiera del fumetto a Lucca domina fra questi eventi) che a livello paesaggistico (ad esempio Lunigiana, Garfagnana e Alpi Apuane hanno scorci meravigliosi) che a livello enogastronomico (caciucco alla livornese, paccheri alla trabaccolara, testaroli lunigianesi, solo per citare alcune delle prelibatezze regionali) che a livello di turismo balneare (Versilia). L’altro aspetto è l’alta qualità della vita, un clima mite e il poter godere della capacità di attrazione del brand “Toscana” così tanto apprezzato e conosciuto all’estero. L’ultimo atout riguarda la connotazione geografica dei porti toscani. Rispetto ad altri porti (ad esempio Genova, Trieste o Gioia Tauro) i nostri porti hanno un entroterra ampio dove realizzare spaziosi interporti di smistamento. L’interporto di Livorno ha le potenzialità per rappresentare lo sbocco naturale di tutto l’import-export Toscano. Addirittura, la Lunigiana potrebbe rappresentare l’entroterra che manca al porto di La Spezia (l’attuale interporto è situato a Santo Stefano Magra, in territorio ligure).

I Recovery Funds rappresentano un’occasione unica per rilanciare economicamente questa area. E’ l’occasione di un intervento sistemico che superi l’idea d’interventi puntuali e ragioni in modo olistico e a lungo termine. Il primo investimento da fare è quello infrastrutturale di trasporto al fine di creare sinergia fra le risorse sparse sul territorio. Ad esempio, i turisti che sbarcano a Livorno dalle navi di crociera o che arrivano a Pisa grazie ai voli low cost, devono essere messi in grado di poter raggiungere le numerose attrazioni turistiche sul territorio. Ad esempio un battello che tramite il canale dei Navicelli mettesse in comunicazione diretta il porto di Livorno con lo scalo Roncioni sull’Arno a Pisa e una ferrovia leggera che collegasse le infrastrutture di trasporto con i principali centri dell’area sarebbe un modo intelligente per le concessionarie del trasporto locale per decongestionare il traffico locale e rendere agevole ai turisti visitare la zona costiera toscana. Occorrerebbe inoltre utilizzare le nuove tecnologie informatiche, quali quella dei big data analytics e del deep learning per ottimizzare gli interventi sui trasporti. Questo investimento dovrebbe essere accompagnamento da un investimento in infrastrutture digitali per rendere edotte le masse turistiche che la Toscana non è solo Firenze, Siena o San Gimignano e che la Torre Pendente non è la sola cosa da visitare a Pisa. E’ necessario che le infrastrutture siano pensate in modo da essere sinergiche con la storia e le tradizioni culturali del territorio in una visione olistica. Il nostro futuro si basa sul saper apprezzare il passato, il nostro cultural heritage che rende il brand Toscana così forte nel mondo. Cultura, arte, benessere, enogastronomia, innovazione, scienza, devono essere confezionati e presentati come biglietto di visita della nostra storia e del nostro sentire. La ricchezza prodotta dalle infrastrutture dovrebbe ricadere sul territorio circostante secondo una logica sia di responsabilità sociale che di difesa delle tradizioni culturali territoriali.

Per quanto riguarda il porto sarebbe necessario pensare in grande. L’obiettivo non è semplicemente sottrarre il traffico merci e turistico di altri porti italiani, ma riuscire a creare uno spazio nuovo. Questo potrebbe essere reso possibile grazie alla vicinanza di centri di eccellenza quali Scuola Normale e Sant’Anna. Occorrerebbe individuare temi di sviluppo (Chimica Verde? Idrogeno Liquido? Artificial Intelligence? Nuovi materiali? Farmaci Innovativi? Tecnologie Quantistiche?) e favorire tramite politiche di defiscalizzazione le imprese che operano nel settore prescelto. Occorre caratterizzare il territorio con un’industria ecologica e ad alto valore aggiunto capace di trattenere i nostri giovani sul territorio. Le industrie più giovani ed innovative potrebbero essere sostenute anche utilizzando progetti di crowfunding che coinvolgendo moltissimi investitori possano fare da succedaneo alla mancanza di grossi investitori istituzionali. L’industria più matura dovrebbe essere sostenuta in modo più tradizionale tramite fondi d’investimento privati o pubblici-privati. Per garantire l’accesso al capitale e al debito, ha senso prevedere per alcune filiere selezionate (e.g., concerie, spedizionieri, cartiere, nautica e farmaceutico) la creazione di accordi pubblico-privato che favoriscano l’investimento dei fondi di private equity attraverso

(1) credito d’imposta o iper-ammortamento sui costi di due diligence, di fusione,
(2) garanzia regionale/statale parziale al debito di acquisizione,
(3) riduzione dell’IRAP per tutta la filiera al raggiungimento di target di crescita dell’EBITDA di filiera,
(4) ulteriori sgravi per l’apprendistato.

Occorre anche facilitare incontri tra imprenditori e fondi d’investimento.

I centri di alta formazione regionale, oltre a fornire personale altamente specializzato, con cui alimentare le industrie innovative, dovrebbero inoltre essere incoraggiati a fornire corsi professionalizzanti per aggiornare le competenze finanziarie ed economiche della classe manageriale. Sarebbe fondamentale infatti creare dei corsi di amministrazione-finanza-controllo, supply chain e organizzazione per tutti gli imprenditori ma soprattutto per quelli con aziende tra i 3 e i 20 M€ di fatturato che rappresentano il backbone dell’ecosistema industriale dell’area. Per sopravvivere alla competizione industriale occorre una profonda conoscenza degli strumenti di debito/liquidità che non sempre i piccoli imprenditori hanno. La dimensione delle aziende costituisce un problema anche per l’export per le inevitabili difficoltà per sviluppare la rete commerciale e burocratica necessaria. Vanno pertanto potenziate le agenzie regionali/provinciali/locali che aiutino le aziende ad esportare, nelle pratiche doganali etc. Deve essere analogamente ampliato l’accesso a Sace/Simest, tramite agenzie sul territorio e/o presso banche locali. Considerando gli effetti di fine pandemia sarebbe necessario prevedere un intervento tempestivo da parte di chi si occupa di crisi d’impresa (consulenti, advisor finanziari, banche d’investimento) e creare un fondo regionale per le crisi d’impresa da recuperare con un aumento dell’IRAP verso le aziende che sono poi uscite dalla crisi. Per le aziende più piccole sarebbe inoltre importante attuare strategie che aiutassero il trasferimento tecnologico dall’importante polo universitario.

Dimensionalmente l’area è troppo piccola per sostenere un ecosistema di innovazione a carattere esclusivamente locale. Occorre dunque sviluppare i collegamenti con le altre aree di innovazione Toscane (fiorentina e senese) per metterle in rete. Nel nuovo mondo post-pandemico integrando sapientemente infrastrutture digitali e di trasporto è possibile delocalizzare fortemente le attività del terziario avanzato arrivando a proporre i borghi toscani non più come luogo di villeggiatura ad alto livello culturale ma come nuovi luoghi di lavoro ad alta qualità della vita.

Questo sviluppo, insieme a quello turistico, potrebbe essere anch’esso garantito da defiscalizzazioni (che spingano il ripopolamento di antichi borghi rurali), da un potenziamento del trasporto basato su mezzi ecologici e dal sapiente diffuso utilizzo di tecnologie informatiche (tipo token digitali) che incoraggino un’economia ecologica e circolare. La digitalizzazione del territorio deve essere intesa in un senso molto ampio che metta assieme e faccia convergere i paradigmi tecnologici attuali: 5G, IoT, big data, blockchain technology, AI. Un borgo del futuro con la rete veloce per i collegamenti, i token informatici al posto del denaro, veicoli elettrici a guida autonoma che ti portano dal parcheggio fuori paese fino a casa, droni per le consegne. Tale vision futuristica dovrebbe essere accompagnata da una più tradizionale basata su accordi con confcommercio, federalberghi nell’ ottica di un approccio sinergico e compartecipativo al fine di incoraggiare i turisti a scegliere l’area vasta come luogo di lunghi soggiorni e non solo come punto di approdo per visitare la Toscana.

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1 thought on “Proposte per lo sviluppo dell’Area Vasta Toscana (Province Livorno, Lucca, Massa Carrara e Pisa)”

  1. Vedo che non c’è nessun riferimento al polo conciario di Santa Croce sull’Arno. Sono 2 miliardi di fatturato 70% in export. Forse prima di immaginare lavoro che non c’è pensiamo a quello che abbiamo. La pelle, prodotto essenziale per il lusso, è in realtà uno dei primi prodotti da economia circolare.

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