Vaccini e contagi, cosa dice la statistica

Vincenzo Vespri
Professore Analisi Matematica Università di Firenze

Una volta gli Italiani erano divisi fra comunisti e democristiani. Poi in berlusconiani ed antiberlusconiani. Adesso in vax e novax. Una cosa unisce però queste due fazioni: tirano numeri a caso senza alcuna base scientifico-statistica. Da una parte i vax, nonostante questa pandemia sia determinata da un virus della stessa famiglia del raffreddore, evocano scenari apocalittici che probabilmente si son visti sono nel medioevo quando impazzava la peste bubbonica (lo scorso anno prevedevano 150 mila ricoveri al giorno in terapia intensiva a giugno, questo anno 1700 morti al giorno a luglio ed agosto). Dall’altra i novax sostengono che le vaccinazioni non solo danno reazioni avverse, ma anche che sono sostanzialmente inutili e citano il caso d’Israele.

Ma è proprio così? Ho fatto un po’ di verifiche. Israele pubblica i dati ogni giorno divisi per vaccinati parzialmente vaccinati e non vaccinati (vedasi https://datadashboard.health.gov.il/COVID-19/general). Dai dati si può notare che sia nella popolazione sopra che sotto i 60 i contagi sono circa il doppio (poco meno) tra non vaccinati che tra vaccinati (in questo calcolo tra i non vaccinati metto anche quelli che han fatto una singola dose). Il calcolo dell’efficacia si fa facilmente tenendo conto che sopra i 60 più o meno il 90-92 per cento è vaccinato e sotto i 60 circa il 65-70. Quindi il tasso di contagio fra i non vaccinati è circa venti volte superiore over 60. Per quanto riguarda i casi gravi, se consideriamo i sopra 60 (sotto quasi non ce ne sono) tra i vaccinati oscillano fra 25 e 50 volte meno casi di quelli che uno si aspetterebbe se il vaccino non funzionasse. Ovviamente il dato oscilla giorno per giorno ma è sempre sopra 25. Inoltre in Israele la mortalità adesso è un sesto di quella già bassa della precedente ondata (e già allora erano vaccinati in molti).

Quindi i dati dimostrano incontrovertibilmente che i vaccini funzionano molto bene e i casi avversi (pur essendocene) sono sicuramente trascurabili soprattutto nella fascia over 60. D’altra parte sono vere alcune affermazioni dei novax, ossia che per i più giovani i casi avversi dati dal vaccino e dal virus sono sostanzialmente equivalenti, che sotto i 60 anni i casi di mortalità sono abbastanza rari e che sappiamo molto poco (per non dire nulla) degli effetti a medio-lungo termine sia dei vaccini che del covid-19.

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Governo, a differenza di quello d’Israele e di quello inglese, ha deciso di darci molti meno dati sulla malattia. Però qualche stima spannometrica la possiamo tentare.  Quasi il 65% della popolazione sopra i 12 anni ha terminato il ciclo vaccinale. Ragionevolmente, grazie alla spinta dell’obbligo del Green Pass per molte categorie, raggiungeremo il 75-80% per fine settembre (superando di slancio sia gli UK che Israele) mentre per gli over 60 raggiungeremo almeno una percentuale del 95% (sono già adesso solo 1 milione e 200 mila gli over sixty non vaccinati).  Quindi cosa accadrà il prossimo anno?  Avremo due popolazioni distinte, una fatta di vaccinati e una di non vaccinati, su cui l’andamento della malattia sarà totalmente diverso anche se il numero di morti fra le due popolazioni sarà abbastanza simile anche se il numero dei vaccinati sarà 20 volte superiore a quella dei novax. Grazie all’efficacia dei vaccini la mortalità dei vaccinati sarà meno di 1/20 di quella dei non vaccinati mentre la popolazione dei non vaccinati nella fascia di età a rischio è stata ridotta a meno di un 1/20 di quella originaria. Supponendo che la malattia sarà virulenta come lo è stata lo scorso anno, i morti sarebbero al più 10 mila in totale (stima quasi certamente per eccesso) e quindi numero confrontabile ai morti di una normale ondata influenzale. Questo spiegherebbe il perché la decisione di Boris Johnson di non ricorrere a strumenti coercitivi come il Green Pass non abbia avuto in UK gli effetti catastrofici che alcuni prevedevano.

Riassumendo, i numeri direbbero che l’aver vaccinato il 95% della fascia più a rischio della popolazione si è rivelata una mossa vincente che ha ridotto di almeno di un ordine di grandezza (ossia ha diviso per 10) la mortalità del covid. Diciamo che l’incubo dovrebbe essere finito e dovremmo, presto,  tornare a rivedere le stelle.

2 thoughts on “Vaccini e contagi, cosa dice la statistica”

  1. Bravo Vincenzo!
    Non sapevo che tu insegnassi analisi matematica…
    Io ho dato analisi 1 a Pisa, col Prof Luciano Modica, quandoi sono laureato
    in informatica negli anni 80, ora penso che lui sia a Firenze con qualche incarico di prestigio.

    Mi raccomando, battiti per la libertà di espressione, contro la censura del politicamente corretto e dei pervertiti al potere!

    1. La tua è un’analisi accurata dei dati che in qualche modo riesci a procurarti; nella ricerca sei insuperabile.
      Però desidero spostare lo sguardo su un altro assillante problema, quello economico: da quando lo scettro del comando è passato nelle mani dell’attuale premier, l’economia ha fatto balzi da gigante, siamo passati da un segno negativo nella gestione Conte del PIL a +5 in questi ultimi mesi che aggiungendo al -2 precedente esprime un’esagerata crescita contingente; daltronde non ho visto alcun sensibile investimento di capitali, che è la motrice della crescita del PIL, perciò mi chiedo questi dati “miracolosi” sbandierati a chiare lettere, sono il frutto di una gloriosa gestione oppure è la scaturigine di un fenomeno di andamento generale a carattere internazionale di cui il nostro Paese, involontariamente, usufruisce? Desidero una tua risposta, costellata di dati statistici, quale giustificazione scientifica dell’attuale crescita del Pil, come già detto; grazie

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