L’Italia guida la futura Piattaforma Digitale Europea delle Costruzioni ma la politica fatica a stanziare i fondi necessari per quella nazionale

Alberto Pavan, professore associato di produzione edilizia, Politecnico di Milano

Sembra di leggere una pagina già scritta. Italia regina in Europa, cenerentola a casa propria.

Si sono conclusi con entusiastici giudizi della Commissione i lavori di scrittura dell’architettura informativa e della roadmap applicativa della futura Piattaforma Digitale Europea delle Costruzioni.

La piattaforma digitale che dovrà mettere a sistema i dati e la conoscenza di tutto il mercato delle costruzioni comunitario, attraverso le varie piattaforme nazionali degli Stati Membri, al servizio delle pubbliche amministrazioni, delle imprese, dei produttori, dei professionisti ed, ovviamente, dei cittadini/utenti. Un grandissimo stimolo all’innovazione ed allo sviluppo delle PA, e della filiera delle costruzioni tutta, perché si muova compatta – anche come piccole o piccolissime realtà, PMI, supportate da una grande infrastruttura comunitaria – verso i floridi mercati internazionali.

Quasi due anni di lavoro incardinato su un progetto H2020 dal nome DigiPLACE, tra i Ministeri delle infrastrutture Italiano, Francese e Tedesco, le Associazioni Europee di Categoria dei costruttori, dei produttori di macchine e di componenti, degli architetti, degli ingegneri, delle università e centri di ricerca, guidati da: Politecnico di Milano, ANCE e Federcostruzioni. Un progetto che ha raccolto attorno a sé una Community di stakeholder di più di 600 organizzazioni, stimolato da un Advisory Board presieduto da McKinsey in cui sedevano: IBM, Vinci, Autodesk, Dassault System ed altri.

Il risultato è stato apprezzato ad ogni livello in sede comunitaria, dove si sta preparando la strada perché si vada ora a costituire questa “piattaforma” di settore, o meglio quello che si chiamerà EU Construction Data Space al fianco degli altri Data Space comunitari già previsti e finanziati: automotive, salute, manifatture, agricoltura, 5G, ecc.

Con l’Italia e DigiPLACE, insomma, le Costruzioni entrano oggi nel mercato digitale delle “grandi” piattaforme europee.

Sembrerebbe tutto fatto, tutto perfetto, ma ora arrivano, per noi, le dolenti note.

La Francia ha già una sua piattaforma, anche l’Inghilterra, seppure orami fuori dall’Europa, ne ha una. Visti i risultati di DigiPLACE, Germania e Spagna stanno cominciando a muoversi per tempo.

Persino i privati (IBM e Cobuilder), sulla base delle indicazioni di DigiPLACE, hanno lanciato la propria piattaforma privata per dialogare con quelle pubbliche e coalizzare il mercato.

E l’Italia?

La filiera si è resa conto per tempo del rischio; stiamo scrivendo le regole per tutti e per tutto il campionato e poi, proprio noi, non abbiamo la macchina per correre… Difficile vincere così…

Tutta la filiera compatta: costruttori, produttori, professionisti, università, normazione, ecc. (Politecnico di Milano, Consigli Nazionali di Ingegneri, Architetti e Geometri, ANCE, Federcostruzioni, Federcomated, UNI, AssoBIM) con una lettera di intenti comune ha quindi sollecitato la politica perché si trovassero (2020): una risposta ed i fondi necessari a costruire – il prima possibile – la necessaria Piattaforma Digitale Nazionale Italiana delle Costruzioni, da collegare alla futura piattaforma comunitaria.

Lo scorso anno, di questo stimolo, se ne fecero carico i 5Stelle, con il ministro Patuanelli, ma l’emendamento alla legge di bilancio non arrivò alla discussione. Oggi, a dimostrazione dell’assoluta trasversalità del problema e sull’evidenza dei risultati raggiunti in Europa da DigiPLACE, è la Lega a cogliere l’istanza di tutta la filiera delle costruzioni e presentare un nuovo emendamento, protocollo 9.0.46 (Sen. Romeo e altri, AS 2448 Em. art.9, Creazione della piattaforma digitale italiana delle costruzioni). Perché le esigenze di sistema del paese non hanno colore politico ma necessità che la politica se ne prenda carico per il bene della collettività.

Purtroppo, nel richiesto taglio preventivo fatto dal Governo alla sua maggioranza, il rischio che anche questo emendamento non arrivi all’aula è però ancora molto alto.

In un momento storico di rilancio e di innovazione mondiale, con un PNRR focalizzato proprio sui temi del Green e del Digitale, con l’Italia che guida in Europa le regole per tutti nelle costruzioni, sarebbe paradossale si arrivasse alla fine dei conti con il risultato di essere l’unico paese che non ha una propria piattaforma da collegare a quella comunitaria (scritta da noi, ma per gli altri, a questo punto…).

La filiera ne ha necessità per restare competitiva in un mercato sempre più veloce e globalizzato.

La PA ne ha ancor più bisogno per se stessa, sommersa dai nuovi progetti del PNRR, e per non fare da freno al mercato anziché da supporto e stimolo.

Banalmente, se, con in mano la scrittura della piattaforma europea, avessimo iniziato a costruire quella italiana già due anni fa, adesso avremmo ora lo strumento che tutti vorrebbero (e ancora sognano) per gestire al meglio (ed in sicurezza) i fondi del PNRR, e tutti gli appalti conseguenti.

Non siano ancora fuori dai giochi in Europa (ma, prima o poi, ci chiederanno: “ma voi, che state facendo in casa vostra?”). Così come saremmo ancora in tempo per dare un primo strumento di gestione digitale diffusa già per l’attuazione del PNRR. Ma le occasioni non si ripropongono mille volte. Non si può ancora tergiversare, il treno non passerà ancora. Il paese (università, filiera, PA, normazione, ecc.) si è dimostrato pronto e reattivo, ora tocca alla politica fare le proprie scelte e supportare il settore delle costruzioni (10 % del PIL, primo fattore di rilancio per l’economia in ogni momento di ripresa, ecc.) in questo momento di necessaria evoluzione digitale. Un supporto che non può essere delegato solo agli incentivi specifici (superbonus, ecc.), ottimi nel breve periodo, ma che deve sempre più confluire verso uno strumento infrastrutturale di lungo respiro.

Lettera 150 supporta la filiera delle costruzioni e le sue richieste in questa battaglia. Solo una infrastruttura pubblica aperta al mercato può garantire alle migliaia di micro realtà nazionali di continuare ad operare e svilupparsi in un mercato sempre più innovativo e digitale, privo di confini fisici anche per un settore “ex localizzato” come le costruzioni. Una infrastruttura digitale di paese può garantire alle nostre imprese ed ai nostri professionisti di guardare con fiducia e prospettiva anche ai mercati internazionali, quelli più floridi per questo settore nei prossimi decenni (Asia, Americhe e, soprattutto, Africa). Sia come soggetti singoli sia come aggregazioni di scopo, processo o prodotto.

La qualità progettuale e costruttiva italiana può ulteriormente conquistare il mondo se supportata, nella sfida green e digitale, da una grande infrastruttura pubblica che valorizzi anche ogni più piccola realtà imprenditoriale delle nostre PMI e dei nostri professionisti.

La Piattaforma Digitale Italiana delle Costruzioni è una necessità del sistema paese. La politica non può non occuparsene e non investire su di essa per le imprese, per i professionisti, per la PA ma, soprattutto, per la trasparenza del mercato e la qualità delle costruzioni e degli appalti in favore del cittadino/utente.

Come può non essere digitale l’applicazione di un progetto di rilancio epocale (PNRR) che si definisce esso stesso Green e Digitale?

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