Energia e Ambiente – Generare energia pulita ricavando reddito non solo dall’ambiente ma anche dai rifiuti. Inoltre, come incentivare fiscalmente un circolo virtuoso

Abstract

La proposta descritta mira ad amministrare in modo sinergico il problema dell’energia e della gestione dei rifiuti definendo piccole comunità quasi autonome. Questo consentirebbe di diminuire il carico sulla rete elettrica legato ai continui scambi ed alla variabilità delle fonti rinnovabili utilizzate diminuendo quindi le richieste di potenziamento della rete elettrica stessa e quindi la relativa richiesta di risorse economiche per attuarla. Per questo la gestione dei rifiuti organici può essere interpretata in questo quadro come un vero e proprio accumulatore chimico dal quale estrarre gas combustibile con gli inevitabili eccessi di produzione elettrica presenti da consumare nel momento in cui c’è una minore produzione di energia rinnovabile a causa, ad esempio, di condizioni metereologiche meno favorevoli. Per realizzare questa proposta si rende necessaria una opportuna rete informatica per implementare la possibilità di scambiare crediti a fronte di energia prodotta in modo da poter gestire le transazioni. La proposta per essere realizzata ha bisogno di poter definire comunità energetiche di dimensioni adeguate (la Valle dell’Aniene nel Lazio o la Lunigiana in Toscana potrebbero essere un esempio virtuoso) questo permetterebbe di gestire al meglio l’energia prodotta e l’impianto necessario per trattare i rifiuti. Sarà poi analizzato come lo Stato potrebbe incentivare fiscalmente l’investimento nella produzione di energia pulita

Le comunità energetiche all’insegna della sostenibilità[1]

Questo tema ormai alla ribalta delle cronache può anche essere affrontato in sinergia con quello dello smaltimento dei rifiuti e della gestione dei flussi turistici.

La Commissione europea ha pubblicato nel 2015 la “Strategia dell’Unione dell’energia” per rendere la produzione di energia più sicura, sostenibile, competitiva ed economica.

Per consentire ai cittadini di una comunità di cooperare per consumare e scambiare l’energia rinnovabile che producono, l’uso della tecnologia blockchain sembra naturale.

Per affrontare la tematica, di per sé assai complessa, può certamente rivelarsi utile muovere da un caso concreto, per vedere quali sono le sfide tecnologiche (e non solo) da superare, evidenziando come la creazione dell’infrastruttura informatica debba ritenersi essenziale perché lo scambio dell’energia prodotta possa essere utilizzata anche per altri scopi.

Secondo il paradigma della smart city è indispensabile creare una comunità in grado di sfruttare al meglio le risorse turistiche, ambientali e sociali del territorio in cui vive.

Nel modello a molte fonti rinnovabili, la rete elettrica passa da una rete fisica centralizzata uno-a-molti a una rete digitale decentralizzata con connessioni uno-a-uno e molti-a-molti. Ad esempio, grazie alla Smart Grid1, chi possiede un impianto fotovoltaico collegato alla rete può condividere l’energia in eccesso con altri consumatori. È, quindi, necessario realizzare una infrastruttura informatica su cui basare la rete peer-to-peer necessaria per creare la smart grid. Questa tecnologia sarà quasi certamente basata su blockchain, per la sua natura decentralizzata, per la possibilità di inserire contratti intelligenti che regolano le transazioni, per i token3, che possono monetizzare e visualizzare la situazione di ogni partecipante alla comunità energetica e per la possibilità di integrare questa tecnologia con strumenti di intelligenza artificiale. Ricordiamo che la creazione di un token non è un fatto nuovo. Ad esempio,

in Sardegna, dove Sardex si è dimostrata una moneta sociale complementare in grado di unire le forze delle comunità promuovendo un’economia circolare.

Il token quindi si trasforma facilmente in una moneta sociale che ha molteplici funzioni come la beneficenza, il crowdfunding, gli sconti sui consumi nei ristoranti e sugli alloggi negli agriturismi e una maggiore partecipazione della comunità alle scelte politiche (consentendo ai cittadini di scegliere quale opera di pubblica utilità finanziare con i proventi derivanti da questa attività).

Ovviamente, come tutte le iniziative che riguardano una valuta che circola sul territorio nazionale, la nascita di una moneta sociale territoriale dovrà essere seguita da esperti di regolamentazione valutaria per garantire la conformità alla normativa vigente. Sarà necessario accompagnare l’introduzione di questa moneta sociale con un portale che rappresenti la comunità. I singoli attori, in formati prestabiliti, devono caricare i contenuti. Per creare comunità è necessario anche favorire la nascita di cooperative capaci di mettersi insieme per offrire prodotti che vanno dal classico cibo alla più avveniristica proposta di case sfitte in piccoli borghi di montagna per offrire ai turisti stranieri tutti i servizi necessari per apprezzare le bellezze naturali e paesaggistiche di cui è ricca l’Italia.

La scelta di produrre energia rinnovabile è varia e va ben oltre il fotovoltaico. I crinali delle montagne sono adatti alla produzione di energia eolica. La presenza di numerosi fiumi e sorgenti termali suggerisce l’idea di piccoli impianti di produzione idroelettrica e geotermica.

Inoltre, le grandi distese di boschi suggerirebbero la costruzione di centrali che utilizzano la biomassa come combustibile.

Oltre alla costruzione di questi impianti distribuiti sul territorio, i problemi tecnologici da affrontare sono la connettività della regione, la conservazione dell’energia prodotta e l’individuazione di un modo per rendere il patrimonio forestale nuovamente una risorsa. 

Questa varietà di possibili strumenti per la produzione di energia da rifiuti, biomasse e così via suggerisce che la comunità energetica si basi su una piattaforma informatica più complessa di quelle solitamente realizzate, che in genere sono funzionali solo allo scambio dell’energia prodotta dai pannelli solari.

È quindi naturale pensare a una piattaforma che vada oltre lo scambio di energia prodotta, ma che funga da collante di un’intera valle.  L’intervento per creare la comunità energetica deve essere fatto in base alle esigenze locali. Una di queste esigenze è quella dei proprietari di numerosi terreni boschivi attualmente non solo infruttiferi ma soggetti a obbligo di manutenzione, soprattutto in prossimità dei bordi stradali.

Si prospetta rilevante immaginare un piano di intervento basato sulla riorganizzazione del sistema italiano in comunità più piccole che, alla luce di consolidate esperienze internazionali, preveda l’utilizzo di tecnologie mature e disponibili, nuovi impianti di digestione anaerobica, riqualificazione del trattamento e del riciclo, termoessiccazione con riduzione volumetrica e inertizzazione dei rifiuti indifferenziati, tecnologie innovative nel trattamento dei rifiuti industriali e civili in alternativa allo smaltimento in discarica, recupero dei rifiuti termici.

Una parte consistente della produzione di rifiuti non deve essere venduta ma trasformata in risorse energetiche al servizio della comunità che li produce. Attualmente questi territori pagano altri per estrarre energia dai nostri rifiuti, che utilizzano per i loro impianti di produzione. La raccolta differenziata riguarda poco meno della metà dei rifiuti prodotti. Ad esempio il Piano della Regione Lazio per la gestione dei rifiuti prevede di raggiungere l’obiettivo di raggiungere un livello di raccolta differenziata del 70% nel 2025.

Per quanto riguarda, poi, i rifiuti che non possono o non possono essere riciclati attraverso la raccolta differenziata, i loro residui potrebbero essere scaricati in impianti di trattamento meccanico biologico (TMB).

A sua volta, gas metano (biogas) può essere estratto dai residui organici utilizzando il noto processo di digestione/fermentazione anaerobica: un’operazione classica, questa, degli impianti di trattamento meccanico biologico. Gli impianti devono essere sinergizzati con i classici sistemi TMB o TMB UR-3R per ottenere l’estrazione finale di idrogeno.

L’estrazione di idrogeno H2 dal metano prodotto sarebbe logicamente il passo successivo. Per estrarre H2 dal metano, il processo più conveniente è lo steam reforming. L’anidride carbonica prodotta in questo caso può essere separata o utilizzata nell’industria alimentare (ad esempio, per produrre acqua frizzante). Tutti gli altri rifiuti azotati possono essere utilizzati come fertilizzanti. Va anche detto che il biogas e l’idrogeno possono essere distribuiti dagli enti competenti attraverso la rete attualmente utilizzata per la distribuzione del metano, miscelandolo con quest’ultimo e poi, una volta estratto e compresso, distribuito direttamente ai siti di utilizzo.

Qualunque sia la fonte primaria di energia, sole, vento, acqua o rifiuti, solo una parte di essa viene utilizzata in una frazione variabile per quanto riguarda il consumo e i periodi di utilizzo. Pertanto, gran parte dell’energia prodotta viene solitamente scartata perché non utilizzata.

Gli accumulatori, come le batterie di vecchia e nuova generazione, svolgono un ruolo chiave nel processo di produzione, utilizzo e riutilizzo dell’energia, concentrandosi sulle risorse locali per promuovere l’economia circolare.

In questo campo, un ruolo importante può essere svolto da Università ed Enti di Ricerca, che lavorano nel campo dell’energia e la cui attività di ricerca dovrebbe essere adeguatamente sfruttata a livello di singole regioni.

L’organizzazione in comunità energetiche consente di affrontare e risolvere il problema dei rifiuti a livello locale eliminando il problema delle discariche nel lungo periodo. I rifiuti infatti possono essere visti come accumulatori temporanei di energia chimica, necessari oltre che per immagazzinare energia attraverso le batterie per gestire correttamente i carichi energetici nella rete elettrica.

Il circolo virtuoso da cui partire va dal sistema di raccolta ai trattamenti per il riciclo e lo smaltimento.

La creazione di una centrale elettrica a biomassa, genererebbe reddito, sarebbe uno strumento per la manutenzione del patrimonio boschivo e contribuirebbe allo smaltimento dei rifiuti, traducendoli in una risorsa.

La collaborazione sistemica con Università ed Enti di ricerca si presenta funzionale anche per valutare la quantità di legname che l’area può offrire senza compromettere l’equilibrio ecologico e le necessità di smaltimento della comunità in questione, per calibrare le dimensioni dell’impianto elettrico.

Tutto ciò, comunque, impone una forte spinta per la realizzazione in tempi rapidi di una copertura internet su tutto il territorio nazionale, come presupposto di coesione tra le varie aree della regione.

Invece, la vendita della legna, l’utilizzo dei rifiuti per produrre energia e la manutenzione dell’area boschiva impongono uno scambio continuo tra l’Amministrazione e i singoli proprietari, rendendo indispensabile il ricorso alla tecnologia blockchain. 

Va sottolineato che la struttura informatica da progettare deve consentire di includere il contributo dei produttori di energia da altre fonti rinnovabili (sole, acqua, vento, immondizia, energia geotermica), ma deve anche essere sufficientemente robusta da supportare un token, certificato internamente alla blockchain, per svolgere le funzioni di scambio all’interno della comunità e quindi realizzare la moneta sociale di cui si è parlato all’inizio.

Come incentivare fiscalmente l’investimento in energia?

A nostro avviso, il sistema di incentivazione potrebbe essere costruito semplicemente mutuando e coordinando lo schema normativo previsto dall’art. 38, comma 7 e comma 8 del decreto-legge n. 34/2020 e quello previsto dall’art. 121 dello stesso articolato. In particolare, potrebbe prevedersi che gli investimenti in start up innovative che operino nel mercato della installazione e gestione di impianti di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili possano godere di un regime agevolativo speciale, che contempli, per esempio, l’attribuzione di un credito d’imposta cedibile (come quello generato dal c.d. ecobonus), anziché un diritto di detrazione, a chi effettui tali investimenti, per il 50% del loro ammontare effettivo, fino ad un massimo di 300.000 euro per investitore e fino ad un massimo di 3.000.000 euro per azienda beneficiaria.

D’altra parte, l’incentivazione di sistemi come quello sopra descritto può essere apprezzata anche come strumento per agevolare l’abbandono dei combustibili fossili in agricoltura, attualmente invece massimamente incentivati, quasi per paradosso.

L’assunto del ragionamento è che – salve meritevoli eccezioni, concentrate

prevalentemente nel settore dell’allevamento e dell’eno-coltura – le imprese agricole sono energivore, ma prevalentemente per la trazione meccanica dei mezzi utilizzati per la coltura dei campi. La revoca/sospensione delle attuali agevolazioni, per l’acquisto in esenzione di accise dei combustibili fossili, comporterebbe, dunque, un aumento di costi, per utilità non fungibili, che la transizione ecologica potrebbe rendere sopportabile, anche per scongiurare rischi inflattivi generalizzati su beni di primaria necessità (come senz’altro quelli alimentari) solo attraverso due schemi:

• la compensazione del maggior costo con un reddito compensativo ovvero

• l’attribuzione di incentivi, per la conversione dei sistemi di motorizzazione delle macchine e l’impiego di motori elettrici.

I possibili approcci sono due:

schema 1) nell’ipotesi di impianto fotovoltaico realizzato a servizio di azienda agricola (e quindi realizzato su immobile di proprietà dell’azienda o con il sistema c.d. dello scambio sul posto su terreno di terzi, che destini l’energia prodotta all’autoconsumo dell’azienda agricola), all’incentivo già concesso ai privati, per l’investimento nella start up innovativa, si aggiunge incentivo all’imprenditore agricolo, costituito dal riconoscimento di incentivo addizionale sul prezzo dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico, parametrato alla quota di agevolazioni per l’utilizzo di combustibili fossili rinunciata nell’esercizio precedente, rispetto a quella astrattamente fruibile;

schema 2) l’imprenditore agricolo che investe nella realizzazione di impianto fotovoltaico a servizio della propria azienda matura un credito d’imposta cedibile pari al 175/180% del costo sostenuto per l’acquisto di carburante agricolo, sulla base della media dell’ultimo biennio (e quindi una somma pari a due anni dell’agevolazione).

L’ultimo di tali schemi potrebbe essere potenziato prevedendo che il diritto di godere dell’agevolazione sia subordinato alla condizione che l’imprenditore, nel rispetto della normativa vigente, “retrofitti” le proprie macchine, per dotarle di motorizzazione elettriche (risultano disponibili sul mercato tecnologie che consentono la retrofittazione a costi contenuti, riducibili mediante le agevolazioni già previste dalla normativa di settore).

Entrambe le soluzioni potrebbero essere rese ulteriormente appetibili prevedendo:

(a) la possibilità che le quote di ammortamento dell’investimento sostenuto effettivamente per l’impianto (e dunque, eventualmente, al netto del credito d’imposta goduto) siano dedotte dal reddito agrario (in deroga alla previsione che esclude la deducibilità dei costi, dal reddito agrario determinato per via catastale);

(b) la istituzione di una sorta di green card che, mediante l’utilizzo del sistema delle blockchain (che agevolerebbe altresì il controllo delle singole operazioni), consenta all’imprenditore agricolo di accumulare crediti compensativi (stablecoin), spendibili per l’adempimento del debito per le imposte patrimoniali (Imu) e del debito Iva, mediante la conversione in tali crediti di una quota delle agevolazioni per l’acquisto di combustibili fossili non utilizzate nel corso dell’esercizio.

Piccole note di spiegazione

  1. Cosa è una blockchain? La blockchain consiste in un registro condiviso e immutabile che serve per registrare le transazioni, ogni transazione è tracciata. La sua implementazione rende estremamente sicura la transazione che la utilizza.
  2. Nell’ingegneria elettrica e delle telecomunicazioni una smart grid è l’insieme di una rete di informazione e di una rete di distribuzione elettrica, tale da consentire di gestire la rete elettrica in maniera “intelligente” sotto vari aspetti o funzionalità, ovvero gestendola in maniera efficiente per la distribuzione di energia elettrica e per un uso più razionale dell’energia, minimizzando, al contempo, eventuali sovraccarichi e variazioni della tensione elettrica intorno al valore nominale.
  3. https://yadda.icm.edu.pl/baztech/element/bwmeta1.element.baztech-2b1d113f-1f77-45da-8889-72dbe58e3495 e referenze lì citate.
  4. Un token è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto, la tokenizzazione è la conversione dei diritti di un bene in un token digitale registrato su una blockchain.


[1] La presente nota è stata redatta dall’Avv. Luigi Murciano, studio legale MVLegal, Dr.  Paolo Branchini, Primo Ricercatore, Istituto Fisica Nucleare, Roma Tre e Prof. Vincenzo Vespri, Professore Ordinario Analisi Matematica, Università di Firenze.


Paolo Branchini                                   Primo Ricercatore Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

Luigi Murciano                                    Avvocato, Dottore di ricerca in Diritto Processuale Tributario

Vincenzo Vespri                                  Ordinario di Analisi Matematica – Università di Firenze

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