Se la cancel culture sbarca anche nella scienza. I rischi per la scuola e la società

La QAA (Quality Assurance Agency for Higher Education), l’agenzia inglese che monitora la qualità e contenuto dei corsi degli istituti superiori di formazione, questo settembre ha pubblicato un report sulle materie MSOR (Matematica, Statistica e Ricerca Operativa) dal titolo Subject Benchmark Statement Mathematics, Statistics and Operational Research Fifth Edition in cui si sosteneva con una certa enfasi “The curriculum should present a multicultural and decolonised view of MSOR”.  Come prevedibile vi sono state fortissime reazioni in UK all’idea di decolonizzare i programmi di Matematica.  Forse che si debbano ad esempio cancellare dai programmi scolastici i contributi di Karl Pearson, fondatore della Statistica ma anche convinto razzista, e di Isaac Newton che avrà, assieme a Galileo Galilei, anche gettato le basi della Scienza Moderna, ma ha soprattutto (per la QAA) investito i suoi soldi in una compagnia quale South Sea Company dedita al traffico di schiavi? Questa polemica è stata ripresa in un garbato articolo di Luigi Ippolito sul Corriera della Sera del 17 novembre scorso.

Personalmente riteniamo estremamente pericolosa l’idea di estendere la cancel culture anche in ambito scientifico. Se è estremamente opinabile, ad esempio, abbattere le statue di Cristoforo Colombo giudicando un personaggio storico al di fuori del contesto storico e secondo un’etica e sensibilità del presente momento, non solo è sbagliato ma è anche pericoloso fare lo stesso con la Scienza. Infatti, la Matematica, come diceva Galileo, è semplicemente il linguaggio in cui è scritto il libro della Natura e per questa sua natura è neutrale. Newton, nel terzo libro dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, delinea i quattro comandamenti per separare la Scienza dall’influsso della Religione. I principi di inclusione, di gender parity e di decolonisation, che di per sé sono giusti, quando diventano principi inderogabili assumono le caratteristiche di una Religione, magari laica ma sicuramente assolutistica.  La barbara uccisione di Ipazia e l’ingiusta condanna di Galileo hanno rappresentato forse i momenti più tragici di quando non c’è stata questa divisione fra Scienza e Religione. I momenti in cui la Religione ha tracimato nel campo della Scienza hanno sempre coinciso con momenti di profondo declino della società.  Ovviamente, ci sono principi etici a cui anche la Scienza si deve attenere, ma non possono essere principi assoluti che vanno contro la realtà storica e che impediscano alla Scienza di svilupparsi. Imporre parità di genere o parità di accesso a minoranze razziali nei curricula scientifici (magari considerando non politically correct alcuni teoremi solo perché introdotti da un europeo del Settecento favorevole allo schiavismo) è una follia senza senso, esattamente la stessa cosa che dare la stessa dignità curricolare a teorie non scientifiche (come il Creazionismo) rispetto a quelle scientifiche (come il Darwinismo).

La Rivoluzione Scientifica è nata in Europa ed è una caratteristica fondante della nostra cultura. Ha risentito di tutte le limitazioni storiche: hanno infatti partecipato a questa rivoluzione pochissime donne ed è stata occidentale, ma ha una caratteristica unica: la Scienza è aperta a tutti e non fa differenze razziali o di genere. Si può, anzi si deve, superare il gender gap e dare alle minoranze razziali la concreta possibilità di contribuire nel progresso della Scienza, ma non si può alterare la storia.  Si può parlare di matematica maya o cinese, si possono enfatizzare i contributi dei matematici arabi o indiani, ma non si può ignorare il fatto che la Matematica e la Scienza sono nate in Egitto e in Grecia e che la rivoluzione scientifica è stata un altissimo contributo dato alla civiltà dalla cultura occidentale. Questo non è colonialismo culturale ma è una verità storica che non si può ignorare. Non si possono cancellare i contributi di Pitagora, di Archimede, di Newton, di Gauss e di Turing solo perché questi scienziati erano occidentali (qualunque cosa questo significhi). La Scienza è universale e questa è la sua forza, quella che ha accompagnato l’umanità verso la strada del progresso materiale ed etico. Senza la Scienza non sarebbe stato possibile costruire una società inclusiva ed attenta alle minoranze come quella attuale. Non riconoscere questo significa rinnegare i nostri valori più profondi e fondanti.

Cinzia Bisi
professore di Geometria, Università degli Studi di Ferrara

PierDomenico Lamberti
professore di Analisi matematica Università degli Studi di Padova

Saverio Salerno
già Componente del CTS MIUR per la Ricerca Industriale

Gianluca Vinti
professore di Analisi matematica Università degli Studi di Perugia

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