Proposte concrete per il popolo afghano

QUESTO DOCUMENTO RIGUARDA LA SITUAZIONE ATTUALE DEI PROFUGHI AFGHANI EVACUATI CON L’OPERAZIONE AQUILA OMNIA (ponte aereo che ha trasportato in Italia, a partire da giugno 2021, 4500 persone – collaboratori afghani e rispettive famiglie-oltreché’ il personale diplomatico italiano e altri connazionali presenti nel paese).EVIDENZIA CRITICITA’ E SUGGERISCE SOLUZIONI. AUSPICA L’APERTURA DI UN CORRIDOIO UMANITARIO GESTITO DALL’ONU DOPO IL RITIRO DELLE FORZE ARMATE OCCIDENTALI.
La situazione umanitaria creatasi in Afghanistan con la presa del potere da parte dei talebani e’ ormai ben nota e sono evidenti le problematiche collegate con la meritoria evacuazione dei collaboratori e interpreti dei paesi occidentali mediante ponti aerei. L’Italia e’ tenuta a concedere la protezione internazionale sussidiaria col permesso di soggiorno (5 anni ,rinnovabile) ai PROFUGHI .Un’etichetta tecnicamente imperfetta ma che riesce a raggruppare da un lato i fuggitivi perseguitati per etnia razza, religione convinzioni politiche (idonei ad ottenere lo STATUS di RIFUGIATO)insieme a chi corre pericolo personale di tortura o uccisione nel paese di origine , dall’altro i fuggitivi provenienti da paesi in guerra o in preda alla carestia, destinatari della maggiormente personalizzata protezione umanitaria (due anni ,rinnovabili).
Oltre agli aspetti negativi ed alle problematiche di un’accoglienza indiscriminata nel paese unite alla scarsa capacità d’integrazione, l’atteggiamento permissivo nei confronti dei migranti economici e gli “escamotage” utilizzati per promuoverli al ruolo di residenti legali (o illegali) provoca un danno non indifferente nei confronti degli aventi diritto. Questi ultimi hanno visto i fondi a loro riservati dirottati per gestire nel territorio gli emigranti economici (circa il 90% del totale sbarcato dopo la traversata della rotta mediterranea). È superfluo aggiungere che l’utilizzazione di quei fondi per favorire i reali aventi diritto all’asilo ne avrebbe accelerato e migliorato le possibilità d’inserimento nel nostro Paese.
4500 profughi afghani nel nostro territorio richiedono oltre ad interventi di sussistenza garantiti dal Governo formule d’ accoglienza adeguata a favorire un processo d’ integrazione che presuppongono la partecipazione dello Stato con i suoi cittadini. In considerazione dell’emergenza Lettera 150 ha preferito privilegiare in questo scritto proposte e suggerimenti concreti .Tralascia per ora argomenti sensibili ed essenziali talvolta scottanti, ma meno impellenti (tutti i profughi collaboratori fedeli o in parte /all’occasione prezzolati informatori degli studenti coranici e/o del Daesh?; La democrazia si può esportare?;il baco dell’Afghanistan è stato l’Occidente?;i talebani sono dei mostri? etc.) e le ragioni per cui gli occidentali avrebbero il dovere di distinguere e in un certo senso usare un occhio di riguardo particolare verso gli esuli afghani .

1) Organizzazione di interventi umanitari
ACCOGLIENZA E INSERIMENTO 4500 profughi (evacuazione giugno/31 agosto 2021)
I profughi afghani di Aquila omnia possono essere suddivisi in alcune categorie sulla base di esigenze differenti.
a) Capifamiglia collaboratori e interpreti in forza all’ambasciata di Kabul con buona conoscenza della lingua italiana con i loro congiunti. Presentano minori difficoltà d’integrazione e, come verrà rimarcato successivamente, il razionale suggerisce una loro immediata assunzione come insegnanti / lettori d’italiano per i loro connazionali non bilingui e/o come mediatori culturali
b) Famiglie di profughi e donne sole con bimbi piccoli privi di conoscenza della lingua italiana
c)200 donne sole (130 trasferite dal governo grazie a un volo charter finanziato da 7 onlus /operazione del fiocco rosso)
d) Famiglie con figli in età scolare (studenti elementari, medi, e universitari) costretti ad abbandonare le scuole del proprio paese
f) studenti universitari titolari di borse di studio per università italiane alcuni dei quali ancora in Afghanistan in attesa di trasferimento
Il governo italiano si farà carico oltre che dell’accoglienza del vitto e dell’alloggio, e si occuperà dell’integrazione degli sfollati.
Poiché’ la condizione sine qua non per dare inizio all’inserimento dei profughi nel tessuto del nostro paese è quella dell’apprendimento della lingua italiana, Lettera 150 chiede che il governo e gli enti territoriali assumano l’impegno di sostenere la realizzazione di corsi appositi. Come sopra accennato sarebbe opportuno che i comuni di destinazione (maggiormente indicati per l’organizzazione) facilitassero l’assunzione degli interpreti e collaboratori afghani come insegnanti o lettori d’italiano e/o mediatori culturali. Questo riciclo favorirebbe oltretutto un’integrazione degli stessi (provvisoria) immediata nell’ambiente. Lettera 150 impegnerà i propri gruppi territoriali allo scopo di sollecitare personalmente i sindaci delle rispettive città di residenza.
La Ministra dell’Università ha promesso ufficialmente finanziamenti ad hoc per gli atenei e AFAM che si prenderanno cura degli studenti universitari afghani; iniziative di solidarietà sono state enunciate da CRUI e rettorati di molti atenei. I beneficiari di borse di studio universitarie sono (si fa per dire) la categoria temporaneamente più garantita.

Il momento della scadenza dello “stage” va tenuto presente e verrà segnalato già fin d’ora alle università di appartenenza dai professori universitari associati a Lettera 150
Lettera 150 intravvede invece un’area critica costituita dagli studenti medi provenienti dall’Afghanistan e ritiene indispensabile che il Ministero della pubblica istruzione istituisca corsi integrativi specifici e dedicati, capaci di accelerare l’accesso delle ragazze e ragazzi afghani nella scuola pubblica italiana.
Lettera 150 intende concentrarsi sulle categorie più fragili presenti nel territorio, donne sole con bambini piccoli e famiglie senza conoscenza dell’italiano ed ha suggerito e richiesto collaborazione ad organizzazioni solidali della società civile proponendo il programma “Adotta una donna afghana e la sua famiglia” inteso non solo come aiuto ma come tutoraggio per favorire l’inserimento dei profughi nella società civile con interventi diretti ad evidenziare e risolvere esigenze particolari .
Le adozioni non appaiono una priorità in questa fase caratterizzata essenzialmente da nuclei familiari compatti.
Potrà rappresentare una soluzione per eventuali situazioni drammatiche se l’appello per un nuovo corridoio umanitario verrà recepito, e sarà in quel caso indispensabile tenerne presenti le problematiche (legate all’individuazione di bambini in maggiore difficoltà e la registrazione attenta dei casi di adozione sia per la scelta dei nuovi tutori, sia per la predisposizione di viaggi e spostamenti in tempi rapidi ed in sicurezza)

2) Appello per mantenimento corridoio umanitario in Afghanistan
La situazione in Afghanistan negli ultimi giorni si è complicata con l’entrata in giuoco dell’Isis Khorasan
È ormai certo che duecentomila collaboratori degli occidentali non abbiano potuto usufruire dei ponti aerei e tre milioni di dissidenti vogliano lasciare la patria.
E’ presumibile che le ondate migratorie future assumeranno la fisionomia di una fuga attraverso i confini pakistani e iraniani e il percorso della rotta balcanica verso l’Europa.
Di fronte a una modalità di emigrazione incontrollata con la possibilità d’infiltrazioni terroristiche e l’insorgere di ostacoli per i singoli paesi Lettera 150 invita il presidente Mario Draghi a promuovere azioni da parte di UE e G20 tese a concordare l’apertura di un nuovo corridoio umanitario in Afghanistan sotto l’egida dell’Onu.
Inoltre invita il presidente Mario Draghi a promuovere azioni europee dirette a una programmazione mirata e coordinata tra tutti gli stati dell’Unione in sostituzione e continuita’ delle operazioni di assistenza degli afghani intenzionati a lasciare il paese messe in atto dai paesi Nato e scadute a partire dal 1 settembre 2021

Prof. Giovanni Deriu olim Direttore Clinica chirurgia vascolare ed endovascolare Olim prorettore Università di Padova
Arch. Maria Stella Giorlandino Presidente ONLUS Artemisia
Marco Grasso Direttore U.O Urologia Ospedale San Gerardo Monza
Prof. Vincenzo Mannino Prorettore Universita’ Roma 3
Paolo Miccoli, già ordinario di Endocrinologia, università di Pisa, e già presidente Anvur
Dott. Claudio Zucchelli Presidente onorario aggiunto Consiglio di Stato Prof. Giuseppe Valditara Ordinario di diritto romano Universita’ di Torino, già Capodipartimento Formazione Superiore e Ricerca del MIUR

1 thought on “Proposte concrete per il popolo afghano”

  1. sono proposte molto valide, ragionate condivisibili.Speriamo che vengano fatte oggetto di attenzione da parte dei politici che dovrebbero saper ascoltare.E’ tempo che finiscano i bla bla che sono alla base di una ormai consolidata inefficienza e si passi ai fatti.Questa è una proposta molto valida e spero di cuore che possa avere una giusta concretizzazione.Grazie

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