Troppe differenze negli stipendi accademici in EU: così non attiriamo

Prof. Benedetto Torrisi
Prof. Associato di Statistica Economica – Università degli Studi di Catania

Dismetrie negli stipendi, adeguamento degli scatti stipendiali, differenze rispetto ai parametri di composizione dello stipendio tra i paesi EU, disuguaglianze in Italia nel trattamento contrattuale di lavoro laddove simile ad altre categorie dello Stato. Sono tutti temi che in Italia necessitano di una riflessione ampia per essere strategici e competitivi all’interno dell’EU.

Ci chiediamo perché l’Italia perde molti dottorandi e ricercatori e le risposte le conosciamo da tempo.

Abbiamo studiato perché i ricercatori italiani emigrano, la loro soddisfazione lavorativa e il benessere ambientale e per quali motivazioni sono disponibili a rientrare e all’ISFOL nel 2014 ne presentammo i risultati (Torrisi B 2012).

Gran parte dei ricercatori italiani che vivono all’estero e che abbiamo intervistato non ha alcuna intenzione di ritornare in Italia. Si ritorna solo a determinate condizioni: ricongiunzione della carriera acquisita all’estero, maggiori redditi, migliore gestione delle risorse destinate alla ricerca, maggiori rapporti tra università ed impresa (Monteleone S. e altri, (2012), Biondo A, e altri 2012).

I fattori che attraggono i nostri ricercatori italiani all’estero (EU e non EU) sono da ricercare prevalentemente nell’efficace organizzazione del lavoro, nel benessere dei luoghi di lavoro, nelle politiche a supporto, nei redditi offerti e nelle prospettive di carriera.

La stessa Fondazione Crui con il progetto HERe evidenzia i “rilevanti gap di attrattività dell’Italia con i principali Paesi Europei, gap che si sono accentuati negli ultimi dieci anni con particolare riferimento alle remunerazioni”.

Nel contributo “Asymmetric Salary and Uniformity of Academic Positions at Universities in the EU28” mettevamo in evidenza i divari salariali ma anche le caratteristiche dei ruoli accademici tra i vari Paesi europei con significative differenze (si veda fig 1).




Figure 1. Rappresentazione dei salari medi tra I vari ruoli PhD, Ricercatore, Professore Associato e Professore Ordinario.
Fonte: Ns Elaborazioni su dati tratti dai singoli Ministeri delle Università dei rispettivi Paesi analizzati- Anno 2013 – Tratto da OALIB (2016) Asymmetric Salary and Uniformity of Academic Positions at Universities in the EU28.

Appare chiaro che in Italia occorre recuperare questo abnorme gap. Per recuperare è necessario invertire la rotta sulla fuga dei cervelli di alta specializzazione. La stessa Fondazione Crui (HECe) riconosce che “non si tratta di un fenomeno nuovo, dal momento che lo staff accademico era già caratterizzato da un elevato livello di mobilità prima degli anni 2000 (Welch and Welch,1997). La crescita del fenomeno ha assunto nell’ultimo decennio una scala senza precedenti, fino a diventare un fenomeno di rilevanza globale (Altbach and Knight, 2007) nonché una questione centrale per le politiche e le strategie istituzionali (Seeber et al.,2020)”.

Diminuiscono di oltre 12mila unità il numero di ricercatori in Italia a fronte di un aumento degli RTDA ed RTDB. Tra il 2009 ed il 2019 lo staff accademico italiano registra una perdita del 43,6% per gli unedr 40 e del 52% per i Full Professor e del 7,9% per gli Associati (fonte: elab. Fondazione Crui HECe su dati MIUR -2022).

Noi formiamo giovani di alta specializzazione (PhD) e in dieci anni (2009-2018) la percentuale di coloro che vogliono emigrare è raddoppiata (dal 5,7% al 13,2% (fonte : STAT 2018. L’inserimento Professionale dei Dottori di Ricerca)

A questo punto i temi che occorre affrontare in un dibattito sono diversi: revisione dei livelli stipendiali e della composizione dello stipendio netto, la produttività come leva stipendiale e come misurare questa produttività.

Sulla produttività non ci siamo limitati alla semplice misurare di quanto produciamo in termini di apporto scientifico, ma serve andare oltre. Occorre misurare rispetto a 4 ambiti nei quali trovano impegno gli accademici: produzione scientifica, terza missione, istituzionale e didattica (Torrisi B. 2013 e 2014).

E il tema diventa ancora più pregnante in relazione al carico di lavoro in termini di studenti da servire, o se in Italia un accademico svolge funzioni di responsabilità apicali didattiche e/o  amministrative o incarichi in organi d’ateneo, non sempre è previsto un salario supplementare commisurato al lavoro, le responsabilità e altro ancora.

A parte ogni provocazione, risulta chiaro che essere competitivi nella ricerca scientifica e attirare l’interesse dei giovani ma anche dei meno giovani verso la carriera della accademica sono necessarie azioni di governo importanti che facciano recuperare le perdite acquisite dalle passate policy per far recuperare quell’autorevolezza e dignità ad un mestiere che produce un contributo al PIL importante, che non merita tante differenze in EU (Torrisi B., Skonieczny G.P (2011). L’Italia come paese fondatore dell’EU non può essere tra le ultime in questa partita. La competitività va esercitata ad armi pari, viceversa saremo perdenti. E questo va ben inteso visti anche i cambiamenti demografici in atto .


Bibliografia sul tema

  • Biondo A, Monteleone S., Torrisi B , Skonieczny G.P., (2012). Propensity to return:theory and evidence of italian brain drain. Economics Letters, vol. 115, p. 359-362;
  • Monteleone S., Torrisi B, (2012). Italian researchers abroad: a multivariate analysis of migration trends. Rivista Italiana Degli Economisti, vol. XVII, p. 101-127;
  • Monteleone S., Torrisi B., (2012). Geographical analysis of the academic brain drain in Italy. SCIENTOMETRICS, ed. Springer
  • Monteleone S., Torrisi B., (2013), The structural equation model in the university research system in Journal Of Advanced Research In Management Issue 2(6) Volume III Winter
  • Torrisi B (2012). Academic productivity correlated with well-being at work. SCIENTOMETRICS, vol. 80, p. 1-17, ed. Springer
  • Torrisi B (2013), A multidimensional approach to academic productivity in SCIETOMETRICS   ed. Springer.
  • Torrisi B (2014), The quality of work in public universities with no-parametric statistical models in QUALITY & QUANTITY   ed. Springer .
  • Torrisi B e Pernagallo G. (2020) The Relationship Between Academic Well‑Being and Territoriality in Italy  in Social Indicators Research
  • Torrisi B, Skonieczny G P (2011). La produttività accademica correlata al benessere lavorativo dei ricercatori italiani in Italia e all’estero. Rivista Italiana Di Economia, Demografia E Statistica, vol. LXV, p. 213-220;
  • Torrisi B. (2016). Asymmetric salary and uniformity of academic positions at universities in the EU28. OALIB  vol. 03  p. 1 21 
  • Torrisi B., Monteleone S., Skonieczny G. (2010). Regression models for estimating the propensity to return of the brain drain in Italy  in SIS 2010
  • Torrisi B., Skonieczny G. (2011). “Fuga del capitale umano italiano di alta qualificazione: esclusione sociale o povertà indotta?” in Rivista della Società italiana di Economia Demografia e Statistica n. 3/4 anno 2011.

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