La sfida delle competenze digitali nella Società 5.0

Rosa Lombardi
Professore Ordinario di Economia Aziendale
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”


Lo sviluppo dell’economia digitale e l’implementazione in vari ambiti di nuove tecnologie, anche di tipo intelligente, stanno sensibilmente modificando il modus operandi di organizzazioni, individui e società. Si vengono a determinare nuove esperienze e rinnovati modelli organizzativi, economici e sociali che richiedono sempre più la sedimentazione delle conoscenze specialistiche e lo sviluppo delle competenze o soft skill digitali da parte degli attori sociali.

E’ in questo ambito che si fa strada l’idea di “Società 5.0” introdotta nel 2016 dal Governo giapponese nel suo Piano di base scientifico e tecnologico per tracciare un modello evolutivo e, soprattutto, cooperativo tra tecnologia e società, anche nel rispetto degli obiettivi dell’Agenda 2030. L’archetipo della Società 5.0 o “Super-smart Society” è ricondotto alla proficua combinazione e interazione tra nuove tecnologie – tra cui l’internet delle cose, i big data, l’intelligenza artificiale – e individui per promuovere lo sviluppo economico e sociale, affrontando sfide quali l’invecchiamento della popolazione, la spesa pubblica, le disuguaglianze, la gestione delle risorse ambientali e produttive. Che si parli di società super intelligente o società basata sull’uomo, sembra chiaro che tale modello di rinnovamento investa, tra gli altri, il mondo del lavoro e delle competenze, richiedendo sempre più un modello di istruzione e formazione specifico e personalizzato per lo sviluppo di soft skill e abilità soprattutto digitali idonee a governare sistemi e processi organizzativo-produttivi spinti dalle nuove tecnologie. In pratica, si promuove la capacità di analisi e interpretazione di fenomeni, dati e informazioni per l’assunzione di processi decisionali a più livelli consapevoli e aprendo a nuove opportunità di crescita economico-sociale. Da qui l’investimento in competenze digitali e tecnologie diviene un tutt’uno con il perseguimento delle finalità sociali ed economiche in una logica di valorizzazione reciproca di tutte le parti coinvolte.

Alla stregua delle altre soft skill (cognitive, emotive, creative e così via), quelle digitali concorrono al raggiungimento di risultati positivi per il sistema Paese, sebbene, come evidenziato dall’OECD Skill Outlook 2019 (www.oecd-ilibrary.org), siano necessarie azioni pubbliche e politiche dirette a sostenerle e valorizzarle, auspicando, tra gli altri aspetti, ulteriori interventi di apprendimento, nonché un effetto tecnologia frutto della combinazione “insegnamento-apprendimento”. Lo studio dell’OECD introduce alle competenze da tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni ossia alle competenze TIC. Non può, pertanto, essere negato che il sistema di istruzione e formazione abbia un ruolo determinante nella preparazione, nonché nella valorizzazione dei talenti e delle loro competenze, oggi prevalentemente di tipo digitale, per il mondo del lavoro e per la integrazione sociale.

La valorizzazione del talento e l’accrescimento delle competenze (digitali) sono evidentemente coinvolte dalle azioni intraprese dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato da Giuseppe Valditara, che, oltre a dare attuazione al Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), in conformità al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), affronta e propone un importante cambiamento culturale che coinvolge molteplici attori sociali tra cui studentesse e studenti, destinatari di interventi personalizzati di formazione e apprendimento digitale.

L’avanzamento di percorsi e processi, a più livelli, altamente digitalizzati e/o basati su tecnologie innovative rappresenta sia un movente strategico nell’accrescimento delle soft skill digitali, che un facilitatore dell’accesso alla conoscenza e alle informazioni nell’ecosistema scolastico e sociale, una bussola in grado di orientare finanche in un mondo liquido di tipo Baumaniano.

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