Il caso Kaufmann svela l’uso perverso del Tax Credit

Vincenzo Mannino, Professore Emerito all’Università Roma Tre

Il recente caso di Francis Kaufmann, sospettato di avere ucciso la compagna Anastasia Trofimova e la figlia, ha finito per svelare un uso perverso del Tax Credit, lo strumento che l’ex-Ministro della cultura Enrico Franceschini ha introdotto con lalegge 220 del 2016 per finanziare film e serie TV. È venuto fuori che nel 2020, all’epoca del governo Conte 2 targato 5 Stelle – PD, Kaufmann (con l’alias di Rexal Ford) ha goduto dei benefici previsti dalla legge, ottenendo , come ‘director’ e sceneggiatore l’erogazione con il Tax Credit di un finanziamento di ben 836.439,08 euro per un film intitolato ‘Stelle della notte’.

Il Direttore generale della Direzione cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli, intervistato per chiarire la vicenda, ha dichiarato che nel 2024 il produttore esecutivo italiano Marco Perotti, di Coevolutions Srl, ha presentato una «domanda preventiva di credito di imposta per la cosiddetta linea di attrazione di investimenti in Italia». Avendo Perotti i ‘requisiti’ di legge e trattandosi di un produttore noto e non improvvisato, la richiesta era stata accolta. Poi, nel mese di marzo 2023, a seguito della domanda definitiva e della verifica di altri documenti, il credito di imposta è stato concesso in forma definitiva, per essere quindi «ceduto a una banca … soggetta alla vigilanza della Banca d’Italia e della Banca Europea».

Da Imdb, database mondiale del cinema, si evince che Tintagel Films, società in apparenza creata da Kaufmann, avrebbe prodotto una pellicola, anche se oltre al nome del regista sullo sfondo di un’immagine che ritrae la fontana di Trevi non compare altro, se non la scritta ‘trama tenuta segreta. A ogni modo, non essendoci per le produzioni internazionali neppure l’obbligo di visione, a differenza delle opere solo italiane che devono essere proiettate in sala o nelle piattaforme, può dirsi che il finanziamento sia avvenuto in conformità con la legge. Solo che il film non c’è. Al contrario, il finanziamento c’è stato e Kaufmann, con la cessione del credito di imposta alla banca, l’ha potuto incassare. 

Il ‘meccanismo’ venuto allo scoperto è chiaro, così come risulta evidente la ruberia ai danni dello Stato e del contribuente, facendosi leva su una ‘imperfetta’ operatività della legge (per i più) e sulla sua ‘perfetta’ funzionalità per i truffatori (i pochi). Semmai, sorprende che tutto ciò abbia potuto restare ‘occulto’. Tanto più che la legge Franceschini si è andata caratterizzando nel tempo per altre evidenti criticità, alcune delle quali avrebbero dovuto accendere una ‘spia’. A cominciare dal fatto che di fronte al crescente impiego di risorse pubbliche larga parte delle opere cinematografiche sostenute con il Tax Credit sia rimasta ignota al pubblico. Ci sono non pochi film prodotti e finanziati con centinaia di migliaia di euro di contributi che hanno avuto poche decine di spettatori in sala e mai sono stati trasmessi su piattaforme o in tv.

Ha provato a incidere sull’articolazione della legge l’ex-Ministro Gennaro Sangiuliano nel 2024 e più di recente l’ha fatto il Ministro in carica Alessandro Giuli. Certo, le singole soluzioni tecniche proposte possono criticarsi, ma non fino al punto di immaginare il mantenimento dello status quo ante, chiudendo gli occhi di fronte alle rilevate criticità e postulando la presunta ‘perfezione’ della legge Franceschini. Così facendo si cade in un evidente pregiudizio politico. Magari, per poi ipotizzare che il vero scopo degli interventi correttivi della legge siano finalizzato a colpire la libertà creativa ed espressiva, come se le criticità emerse non esistessero. Alla fine saremmo di fronte alla solita solfa. Da un lato, l’auto-affermazione come difensori della libertà da parte di uomini e donne ‘illuminati’. Da altro lato, l’accusa al governo di essere repressivo, dagli orizzonti angusti, se non dominato addirittura da pulsioni fascistoidi.

La semplificazione è assai poco produttiva. D’altro canto, il nuovo decreto di Giuli risponde all’esigenza di migliorare la legge Franceschini, ma anche di andare oltre le criticità tecniche contestate da una parte del mondo del cinema e dell’audiovisivo nei confronti del decreto di Sangiuliano. L’orientamento è di modificare i criteri di assegnazione e riconoscimento del tax credit per le aziende cinematografiche e dell’audiovisivo, di introdurre criteri di maggiore equità, efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse pubbliche, di rimodulare i requisiti necessari a sostenere la richiesta del credito d’imposta per le opere cinematografiche, televisive e web, documentari, animazione, cortometraggi e videoclip. Inoltre, si introdurrebbe l’obbligo del produttore beneficiario del credito di imposta di reinvestire entro 5 anni dal riconoscimento del beneficio fiscale una quota dei proventi dell’opera nello sviluppo, nella produzione o nella distribuzione in Italia e all’estero in una o più ‘nuove opere difficili’. Importante è l’esclusione per 5 anni dal tax credit dei beneficiari colpevoli di dichiarazioni mendaci.

Dunque, si delinea un importante pacchetto di misure modificative, senza rifiutare l’idea dell’intervento pubblico. Purché sia ispirato all’equilibrata tutela della collettività tutta e non solo di una sua parte. Il cinema e l’audiovisivo rappresentano una filiera industriale che può generare ricchezza e diffondere nel mondo l’unicità delle nostre bellezze, ma, soprattutto, è una delle più alte espressioni culturali con una lunga tradizione italiana. Serve cura ed equilibrata attenzione.

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