Vincenzo Mannino, professore emerito all’Università Roma Tre
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha diffuso le Nuove Indicazioni Nazionali per l’insegnamento nelle scuole dell’infanzia, alle elementari e alle medie, dando così seguito alla bozza che era stata offerta nel mese di marzo scorso al vaglio della comunità scolastica e non solo.
A scorrere il corposo documento, promosso dal Ministro Giuseppe Valditara, le principali novità che faranno da trama per l’apprendimento dei nostri giovani risultano chiare e innovative. Si va dallo studio opzionale del latino nelle medie all’imparare le poesie a memoria sulla scia di quanto attestato da “numerosi studi scientifici per i quali tale esercizio rafforza la memoria a breve e a lungo termine, l’attenzione e la concentrazione”, al privilegio per “l’approccio laboratoriale” nelle discipline scientifiche, senza trascurare il riferimento alla “prospettiva storica” e rendere evidente “come il sapere si sia evoluto attraverso corsi e ricorsi”.
Rilievo viene dato all’educazione affettiva e al rispetto per decostruire gli stereotipi correnti e riconoscerele “differenze di ciascuno”, in conformità con “quanto suggerito dalle vigenti Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica”.
Si insiste, poi, sullo studio dell’Italiano, “riportando al centro dell’apprendimento la ricerca e valorizzazione dei meccanismi strutturali che regolano il funzionamento della lingua, spieganol’esistenza e gerarchia delle ‘regole’ e dimostrano l’importanza della sintassi”: il tutto, rompendo con quelle “concezioni che esaltano un’idea di lingua come fenomeno spontaneo” e sopravvalutano le “varietà d’uso e la creatività del soggetto”.
Si pone l’accento anche sull’importanza dell’ortografia e sul fatto che “sia acquisita in modo sicuro e naturale nei primi anni di scuola, senza cedere allo spontaneismo per giustificare errori e usi impropri, poi difficili da eliminare”, ma anche sull’apprendimento “della scrittura in corsivo”, sull’eserciziodel “riassumere che implica la capacità di riportare in modo chiaro e preciso i concetti essenziali di un testo orale o scritto” come utile prassi per fare “organizzare mentalmente all’alunno le informazioni in modo logico e sequenziale e, se del caso, ad esporle con concisione”.
Decisamente in linea con un’esigenza ormai pressante si pone il richiamo a una scuola che sappia integrare “le tecnologie digitali con prudenza e senso critico”.
Densa di suggestioni, citandosi alcuni esempi, è la raccomandazione di leggere sia testi classici di buona qualità sia testi non letterari, come articoli di giornale o discorsi politici, per incoraggiare la discussione e il confronto tra diversi punti di vista. In linea lungimirante con questa scelta appare l’invito a confrontare i testi classici con le loro “trasposizioni teatrali, cinematografiche e fumettistiche”, assumendo l’esperienza come viatico per “sviluppare un approccio comparativo e critico ai diversi linguaggi espressivi”.
L’orizzonte dell’apprendimento viene aperto, quindi, all’insegnamento della lingua inglese con un approccio immersivo e di una seconda lingua comunitaria anche per acquisire la capacità di adattarsi e confrontarsi in/con contesti diversi.
Giusta attenzione viene prestata alla musica, all’arte, all’educazione motoria, alla geografia, alla storia. Sotto quest’ultimo punto di vista, si enfatizza lo studio della storia dell’Occidente, come dipanatasi fra Atene, Roma e Gerusalemme, ma con estensione verso una dimensione mondiale senza trascurare la rilevanza della realtà italiana, in quanto più vicina all’esperienza dell’alunno. Quest’ultima specificazione, quindi, individua la volontà di guardare oltre le mura domestiche, prospettiva, questa, confermata dal fatto che al forte incipit del capitolo dedicato alla storia della secondaria di secondo grado “Solo l’Occidente conosce la Storia” segue, chiosandolo da Lévi-Strauss, il chiarimento che la frase non equivale “assolutamente” a dire “che altre società e culture non abbiano avuto una storia e i modi per raccontarla”: significa chenon “soltanto noi […] riconosciamo l’esistenza della storia, ma le dedichiamo un culto, perché […] la conoscenza che vogliamo o crediamo di avere del nostro passato collettivo, o, più precisamente, il modo in cui lo interpretiamo, ci serve a legittimare o a criticare l’evoluzione della società in cui viviamo e a dare una direzione al suo futuro”. La storia, in definitiva, viene vista come essenziale momento di conoscenza dei comportamenti individuali e di gruppo, della circolazione di idee, di accadimenti che assai difficilmente si ripetono nel tempo e nei diversi luoghi, essendo il momento valutativo essenziale per gettare luce su questa pluralità e dare valore alle diversità, all’incontro tra di esse. Tuttavia, senza che si disperda la consapevolezza identitaria di chi siamo, di dove veniamo e di dove vogliamo andare. Altrimenti, verrebbe meno la stessa possibilità di aprirsi al dialogo promettente con l’altro e di esplorare il perimetro dell’influenza “reciproca tra culture”.
Si tratta di un ‘programma’ complessivamente ambizioso. Ci sarà tempo e modo per procedere alla sua analisi più dettagliata. Tuttavia, muovendoci su un piano generale, alcuni aspetti ricavabili dall’intreccio progettuale e operazionale delle Indicazioni possono già in prima battuta tranquillamente sottolinearsi.
Innanzi tutto, è palpabile la tensione verso un’azione pedagogica che sappia valorizzare il nostro ricchissimo patrimonio culturale in contrappunto con il contesto più ampio entro cui esso si situa, quale base necessaria per il potenziamento della capacità di ragionamento e di critica dei giovani. La riforma, però, li pone al centro di un progetto educativo che ne mette in rilievo l’essere innanzi tutto ‘persona’. In sintonia, quindi, con la nostra Costituzione, dove si può apprezzare l’adesione a quel personalismo tanto caro a Giorgio La Pira, che considera l’individuo primariamente nelle sue relazioni con gli altri e, perciò, individua una visione assai diversa da quella individualistica della vita, caratterizzata dall’enfatizzazione dei diritti e delle libertà individuali. Si vuole potenziare nei giovani la capacità valutativa che dia indipendenza di giudizio e libertà da condizionamenti, per essere cittadini responsabili, consapevoli e cointeressati allo sviluppo della libertà individuale nella società in cui vivono, comprendendo, peraltro, che la libertà non è qualcosa di dato una volta per tutte. Non è neppure il diritto di fare tutto ciò che si vuole, negando regole e limiti. È rispetto degli altri e delle istituzioni. La libertà è un bene da conquistare, fare vivere e condividere giorno per giorno.
D’altro canto, l’intento innovativo dà una ‘spallata’ alle molteplici criticità che si sono addensate sulla scuola italiana a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, indicando un cambiamento di paradigma a fronte della poco soddisfacente qualità degli apprendimenti ormai sotto gli occhi di tutti. Siamo di fronte a unevidente spartiacque. Si mira a mettere i giovani nella condizione di attingere, attraverso lo studio serio, polivalente, rigoroso, a un grado di conoscenza adeguata ai tempi, ma anche a fare della scuola un momento essenziale nell’acquisizione degli strumenti formativi di cui ci si possa avvalere per avere successo lavorativo e vedere riconosciuti i propri talenti. In questo percorso di crescita, comunque, rimane centrale la cooperazione dei docenti con le famiglie, nella consapevolezza della necessità di un comune impegno educativo, dovendosi superare l’illusione di una istituzione scolastica che possa fare tutto.
Insomma, le Nuove Indicazioni aprono una prospettiva di sviluppo del sistema scolastico italiano ricca di contenuti e segnata da concretezza, spingendolo fuori dalle secche in cui è caduto negli ultimi decenni, segnati dal prevalere troppo spesso di un astratto ideologismo. Bisogna ringraziare il Ministro Valditara per avere messo in campo un’opportunità di ampio respiro. Serve ora il massimo impegno di tutti noi, a cominciare dalla comunità scolastica, per riversare senza diffidenze preconcette questo coraggioso intervento nella fase di sua attuazione e comunicazione.