Dalla maturità all’intelligenza artificiale: un ponte tra educazione e futuro europeo

Paolo Branchini, Dirigente di Ricerca all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

Con l’arrivo dell’esame di maturità, migliaia di studenti italiani si trovano immersi in un periodo cruciale, denso di aspettative, ansie e sogni. La maturità non è soltanto una prova scolastica: è una soglia simbolica verso l’età adulta, un primo confronto serio con le sfide del futuro. Ma quale futuro ci aspetta? In quale mondo si stanno affacciando? In un mondo dove l’intelligenza artificiale (IA) evolve a ritmi vertiginosi, la scuola e, più in generale, l’intero sistema educativo devono porsi delle domande profonde.

Nelle settimane che precedono la maturità, si sente spesso parlare di “competenze trasversali”, “pensiero critico”, “capacita di problem solving”. Ma quanto il nostro sistema educativo prepara realmente gli studenti a confrontarsi con strumenti e sfide come l’intelligenza artificiale generativa, l’automazione del lavoro o la disinformazione digitale? Gli studenti, oggi, vivono immersi in tecnologie che trasformano radicalmente il modo di apprendere e comunicare.

Il mondo digitale non è più un supporto esterno: è il contesto. Da qui l’importanza di una riflessione sistemica che coinvolga scuola, università e istituzioni pubbliche, con l’obiettivo non solo di adattarsi al cambiamento, ma di guidarlo.

Le nuove forme di intelligenza artificiale sollevano interrogativi che toccano le fondamenta della nostra convivenza civile. L’IA può incidere profondamente sul modo in cui prendiamo decisioni pubbliche, rappresentiamo i cittadini, costruiamo il senso di comunità e interpretiamo i principi di giustizia e partecipazione democratica.

Fin dalla sua elezione, Papa Leone XIV ha indicato chiaramente come una delle missioni centrali del suo pontificato fosse affrontare le implicazioni antropologiche, sociali ed etiche delle nuove tecnologie emergenti. In particolare, ha più volte ribadito che l’Intelligenza Artificiale rappresenta una rivoluzione di portata analoga a quella industriale, con potenziali effetti dirompenti sulla dignità del lavoro, sull’inclusione sociale e sull’equilibrio tra innovazione e diritti umani. La sua voce si è levata per richiamare l’attenzione sull’urgenza di orientare lo sviluppo dell’IA verso finalità umane e solidali, affinché il progresso tecnologico non si traduca in nuove forme di esclusione, sfruttamento o controllo.

In questa prospettiva, la scuola – luogo per eccellenza della trasmissione dei valori costituzionali e della formazione del pensiero critico – è chiamata a un nuovo compito educativo: diventare palestra di cittadinanza digitale, capace di offrire agli studenti strumenti per comprendere, interpretare e orientare le trasformazioni tecnologiche in atto. Non basta più alfabetizzare all’uso dei dispositivi; è necessario formare una generazione che sappia porsi domande etiche, riflettere sull’impatto sociale dell’automazione e sviluppare una visione della tecnologia come mezzo al servizio del bene comune.

L’Esame di Stato non è solo una prova di conoscenza o un rito di passaggio. Può e deve diventare anche un’opportunità preziosa per riflettere criticamente sulle grandi trasformazioni del nostro tempo. In un’epoca segnata dall’ascesa dell’intelligenza artificiale e dall’automazione dei processi cognitivi, le tracce di italiano, le prove interdisciplinari, i colloqui orali possono rappresentare spazi privilegiati per affrontare questioni profonde: il rapporto tra essere umano e macchina, tra progresso tecnico e diritti fondamentali, tra innovazione e responsabilità etica.

Parlare di intelligenza artificiale, infatti, non significa limitarsi a conoscere strumenti come ChatGPT, Gemini o altri assistenti digitali. Significa, piuttosto, porsi domande radicali: che tipo di intelligenza vogliamo promuovere come società? Quali valori devono guidare la progettazione e l’uso delle nuove tecnologie? Cosa significa oggi “essere intelligenti”, in un mondo in cui molte funzioni cognitive possono essere replicate da algoritmi?

L’Esame di Stato, in questa prospettiva, si configura anche come una prova di cittadinanza attiva. È l’occasione per chiedersi quali saranno le professioni del futuro, quali competenze saranno veramente decisive in un contesto sempre più automatizzato, e soprattutto quale ruolo potranno ancora svolgere la creatività, l’empatia, il pensiero critico, il dialogo intergenerazionale. In un tempo in cui si tende a misurare tutto in termini di efficienza e produttività, la scuola può e deve rivendicare la centralità di ciò che rende davvero umano il nostro agire: la capacità di immaginare, di comprendere l’altro, di assumersi responsabilità collettive.

Incorporare questi interrogativi nel percorso della maturità non significa politicizzare l’esame, ma restituirgli pienamente il suo senso originario: quello di valutare non solo ciò che si sa, ma come si pensa, si argomenta e si prende posizione di fronte alle sfide del presente. È in questo spazio di confronto e riflessione che l’Esame di Stato può tornare a essere un momento autenticamente formativo e profondamente attuale.

A fronte di uno sviluppo tecnologico dominato da grandi attori privati, spesso statunitensi o cinesi, l’Europa rischia di restare indietro. L’AI Act dell’Unione Europea rappresenta un passo fondamentale per definire un quadro regolatorio equilibrato, ma non basta. Serve investire nella ricerca pubblica, creare centri di eccellenza, formare generazioni di esperti capaci di coniugare competenza tecnica e senso critico.

Proprio in questa direzione si colloca la proposta, che nel 2019 venne avanzata dall`attuale Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara, da Paolo Branchini Fisico dell`INFN e dal Prof. Pierluigi Contucci e poi recentemente ripresa dal fisico premio Nobel Giorgio Parisi insieme ad altri studiosi, di istituire un “CERN dell’Intelligenza Artificiale”. L’idea è quella di creare un grande polo europeo dedicato alla ricerca avanzata e allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, sul modello del CERN di Ginevra per la fisica delle particelle. Questo centro avrebbe l’obiettivo di riunire università, enti di ricerca, aziende tecnologiche e istituzioni pubbliche in un’unica infrastruttura collaborativa, capace di superare frammentazioni nazionali e logiche puramente commerciali.

L’intento è duplice: da un lato, promuovere un progresso tecnologico all’avanguardia, fondato sulla condivisione delle conoscenze e sull’accesso aperto ai risultati scientifici; dall’altro, garantire che lo sviluppo dell’IA sia guidato da principi etici, democratici e orientati al bene comune. In un contesto globale in cui l’innovazione è spesso trainata da pochi grandi attori privati, questa proposta mira a rafforzare la sovranità tecnologica europea, ponendo le basi per un’Intelligenza Artificiale che sia al servizio della società e non solo del profitto.

Un’iniziativa di questo tipo potrebbe favorire una maggiore trasparenza negli algoritmi, una regolazione più efficace, e una cultura dell’IA incentrata sulla responsabilità, la sostenibilità e l’inclusività. Sarebbe, in altre parole, un laboratorio di eccellenza scientifica e civica, in cui sperimentare non solo tecnologie avanzate, ma anche nuovi modelli di governance e cooperazione internazionale.

Un ecosistema simile avrebbe ricadute benefiche anche sull’istruzione: stimolerebbe la nascita di nuovi percorsi formativi, incoraggerebbe il dialogo tra ricerca e scuola, renderebbe le scienze e le tecnologie più accessibili agli studenti.

Gli studenti di oggi non terminano  solo un ciclo scolastico, ma come cittadini sono chiamati  a costruire il futuro della Nostra Patria. L’intelligenza artificiale può essere uno straordinario strumento di progresso, ma solo se guidata da mani e menti consapevoli.

Sarebbe desiderabile che l’Europa investa su una visione condivisa dell’innovazione, capace di mettere al centro la persona. Un grande progetto come il CERN-AI rappresenta non solo un’opportunità scientifica, ma un simbolo di cooperazione e fiducia nel futuro.

La maturità non è la fine, ma l’inizio di questo cammino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *